Trincea Conte: “C’è rischio infrazione, moderare i toni”

Faccia a faccia tra Matteo Salvini (S), vice premier e ministro dell'Interno, e Giuseppe Conte, presidente del Consiglio.
Faccia a faccia tra Matteo Salvini e Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

BRUXELLES. – Il rischio della “zampata” della commissione uscente è reale, concreto. Più dell’autunno scorso, quando l’Italia uscì indenne dalla trattativa sulla manovra. Il premier Giuseppe Conte, al termine del primo giro di colloqui informali a margine del Consiglio europeo, è meno ottimista di qualche giorno fa. Anche perché – questa è la sua preoccupazione – se davvero l’Ue mettesse in campo la procedura d’infrazione il rischio crisi di governo sarebbe dietro l’angolo.

Ed è per questo che, mai come in queste ore, Conte ribadisce ai due vicepremier – ma soprattutto a Matteo Salvini – la necessità di un mandato pieno per la trattativa e, allo stesso tempo, di moderare i toni, spegnendo qualsiasi attacco anti-Ue. L’obiettivo non dichiarato dell’Italia, è scavallare l’estate e trattare, nell’autunno prossimo, con una commissione europea non più in scadenza e comunque frutto di questa tornata delle Europee.

Con questa commissione, ormai in scadenza, i margini infatti sono strettissimi. E Conte, non a caso, prova ad ammorbidire l’organo esecutivo dell’Ue negoziando con i leader dei Paesi membri e perorando con loro il doppio binario messo in campo in questi giorni: politico, concentrato sulla necessità di un cambio delle regole europee; e quello tecnico, nel quale il premier sottolinea senza mezzi termini la volontà dell’Italia di rispettare le regole vigenti.

Così, al di là della tesi “dei conti italiani migliori delle previsioni” e, soprattutto, delle stime europee, Conte a Bruxelles lascia spalancata la porta di un dirottamento delle maggiori entrate previste e, soprattutto, delle minori spese previste per reddito di cittadinanza e quota 100 (un tesoretto che potrebbe arrivare a 3 miliardi) per il taglio del deficit strutturale chiesto dall’Europa.

Ed è alla Germania ma, in queste ore, soprattutto alla Francia che il premier guarda come possibile sponda per ammorbidire il giudizio della commissione. Con l’obiettivo di evitare la scure dell’Ue sul saldo strutturale del 2018 e del 2019 e di rinviare all’autunno la “guerra” sulle percentuali nel 2020.

Ma il premier è costretto a camminare da un lato con un’Europa meno morbida di ieri e dall’altro con una Lega per nulla convinta di destinare al taglio del deficit le risorse risparmiate. Il leit motiv di Salvini resta uno: senza Flat tax il governo non va avanti. Un diktat al quale Conte affianca e forse oppone un ragionamento ben diverso sintetizzabile un po’ così: questa volta a Bruxelles fanno sul serio.

Alla cena tra i leader di questa sera l’infrazione potrebbe spuntare tra i temi sul tavolo, fermo restando che i capi di Stato e di governo parleranno soprattutto di nomine. Nella partita, complice il risultato delle Europee, l’Italia non può fare, più di tanto, la voce grossa.

Ma Conte, a Bruxelles, sottolinea ai suoi interlocutori la necessità di negoziare tutto insieme il pacchetto delle nomine con un parallelo tra presidenza della commissione e presidente della Bce. Sui nomi, per ora il premier non si scompone. Ma l’impressione è che un falco come Jens Weidemann alla Bce non faccia gioire i giallo-verdi.

(dell’inviato Michele Esposito/ANSA)

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