Asse Conte e Tria con l’Unione Europea, ma è gelo con la Lega

Il ministro Giovanni Tria e il premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa. Fitch
Il ministro Giovanni Tria e il premier Giuseppe Conte durante la conferenza stampa. (ANSA)

ROMA. – La decisione di portare già domani, al tavolo dell’Europa, uno schema numerico che testimoni la buona volontà dell’Italia giallo-verde è una mossa che porta “in petto” il marchio dell’ala dialogante del governo, quella guidata da Giuseppe Conte e Giovanni Tria. Ed è una mossa che prende forma sotto l’ombrello del Quirinale che rimane preoccupato per la tenuta dei conti pubblici sia nel breve che nel lungo periodo. Non a caso, ad annunciarla è Conte, subito dopo il pranzo pre-Consiglio Ue del governo al Colle.

Ma non tutti i nodi sono risolti. Perché alle spalle della discussione in Consiglio dei ministri su come definire l’assestamento di bilancio c’è una guerra di cifre tra Conte (e il Mef) e la Lega, che non a caso accoglie la decisione del premier con un assordante silenzio.

Nel vertice di prima mattina tra Conte, Tria e i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini si assiste ad una nuova fumata grigia, tanto che c’è bisogno di un supplemento di riunione, in occasione del Cdm serale. I rapporti tra Di Maio e Salvini restano freddi ed è una freddezza che – raccontano fonti di maggioranza – neanche i formalismi del pranzo al Quirinale (dove è presente mezzo governo) riescono a mascherare.

Così, dopo aver annunciato la bozza di assestamento in cui il governo proverà quella correzione dei conti chiesta dall’Europa, Conte è chiamato ad un nuovo, delicatissimo, lavoro di mediazione con Salvini (assente durante l’informativa del premier al Senato) per definire quanti saranno i risparmi che verranno utilizzati per tagliare il deficit.

I due miliardi già “congelati” nell’ultima legge di bilancio non bastano. Ne servono, secondo le stime dell’Ue, almeno tre. E tocca al premier, e a Tria, convincere Di Maio e soprattutto Salvini sull’utilizzo, per la riduzione del deficit, dei risparmi emersi da reddito di cittadinanza e quota 100. Difficile che Salvini accetti un compromesso senza avere certezze sulla Flat tax, potenziale grimaldello per far saltare il governo.

Della misura se ne parlerà in autunno, frenano a Palazzo Chigi ma la Lega insiste perché qualsiasi risorsa risparmiata sia utilizzata per il taglio delle tasse. Lo spazio di manovra di Salvini, tuttavia, non è amplissimo sui conti, sui quali attenta e costante è la vigilanza del presidente Sergio Mattarella.

Il capo dello Stato, nel corso del pranzo, torna a ricordare che l’Italia non si può permettere una procedura d’infrazione e sottolinea ai leader di governo la necessità di un dialogo con l’Europa osservando, al tempo stesso, come tale apertura al dialogo debba arrivare non solo da Roma, ma anche dalle istituzioni e dai partner Ue. Toccherà a Conte, a Bruxelles, far valere le ragioni politiche e dei numeri del governo.

Non è ancora stato deciso se nella lettera che il premier invierà all’Ue ci sarà qualche riferimento numerico. Di certo Conte ribadirà la necessità di aggiornare delle regole considerate inique e ostacolanti per la crescita. Resta da vedere se il premier riuscirà a convincere i suoi interlocutori europei e, soprattutto, quelli interni, con un’alleanza M5S-Lega che corre ormai sul filo.

Oggi è l’emendamento sui Fondi di Sviluppo e Coesione al dl crescita, inserito dalla Lega (tra l’altro irritata per il “no” del Movimento a modificare l’emendamento sull’Ilva), a far saltare i nervi al M5S. “Lo hanno messo di straforo, in piena notte”, accusano i Cinque Stelle che inquadrano il blitz in un solo modo: “La Lega vuole le Autonomie subito”. E il tema approda alla riunione di governo prima del Cdm, rischiando di surriscaldare un clima già caldissimo.

(di Michele Esposito/ANSA)

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