Salvini attacca Tria e Mattarella. Conte: “La manovra è mia”

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini (s) e il ministro dell'Economia Giovanni Tria a Palazzo Chigi durante conferenza stampa al termine della riunione del Cdm sulla manovra fiscale.
Il ministro dell'Interno Matteo Salvini (s) e il ministro dell'Economia Giovanni Tria a Palazzo Chigi durante conferenza stampa al termine della riunione del Cdm sulla manovra fiscale. ANSA/GIUSEPPE LAMI

NAPOLI. – C’è il monito di Sergio Mattarella a tutela della “solidità dei conti”, a fare da spartiacque. E c’è uno scontro plateale nel governo, su come garantirla. E’ una vigilia di tensione, quella che precede l’avvio della trattativa per evitare la procedura d’infrazione Ue. Matteo Salvini attacca Giovanni Tria e risponde piccato anche al presidente della Repubblica, accusando le regole europee di aver fatto salire il debito italiano.

Dai minibot alla primazia della flat tax sul salario minimo, il leghista prova a imporre la sua linea e arriva a mettere in discussione lo stesso ruolo di Tria. Giuseppe Conte cerca di sedare gli animi e far da argine: altro che manovra “trumpiana”, replica a Salvini, serve una legge di bilancio “Contiana”, cioè “nell’interesse del Paese” e non “fatta altrove”, né a Bruxelles, né a Washington.

E’ la vigilia del vertice decisivo per definire la lettera “politica” che Conte invierà all’Ue e la linea che Tria dovrà tenere nella interlocuzione “tecnica” con la Commissione europea. Il premier convoca i vicepremier e il ministro a Palazzo Chigi alle 8 del mattino, per cercare una sintesi. E assicura che c’è già “l’obiettivo comune” di evitare una procedura d’infrazione che danneggerebbe l’Italia. Prova a derubricare a “diversità di toni” le accuse di Salvini e di Luigi Di Maio all’Ue. Ma il crinale su cui si cammina è molto rischioso.

Le parole di Mario Draghi portano lo spread ai minimi, ma una procedura d’infrazione potrebbe vincolare l’Italia per anni e riportarla nell’occhio del ciclone. Perciò il ministro dell’Economia vola a Londra per rassicurare gli investitori, parlando di “politica fiscale prudente”. Conte ripete che non c’è ipotesi di uscita dall’Euro.

Nella trattativa con Bruxelles, il governo non intende cedere sulla manovra correttiva ma chiederà tempo per certificare maggiori entrate e minori spese che porteranno il deficit al 2,1-2,2%. Contenimento della spesa corrente e non nuove tasse né nuove “clausole”, è la linea. Il governo è pronto a usare per il calo del deficit i 3 miliardi che Pasquale Tridico (Inps) prevede di risparmiare su quota 100 e reddito di cittadinanza.

Il problema è che il governo non sembra affatto parlare a una voce. Perché a Conte e Tria che garantiscono, come auspicato da Mattarella, l’equilibrio dei conti, fanno da controcanto Di Maio e Salvini. Il leader M5s sostiene che Bruxelles vuole “ricattare” l’Italia e usare la procedura d’infrazione per indebolirla nella trattativa per le nomine Ue. E a Tria chiede subito di dare attuazione alla Web tax.

Il ministro dell’Interno, acclamato dalla platea di Confartigianato per la sua proposta di flat tax, non gradisce la prudenza di Tria sulle tasse (La tassa piatta “va fatta ma bisogna vedere come”, comunque nel rispetto dei conti) e gli invia un messaggio durissimo: “Non mi pagano per dire ‘signor padrone’ in un ufficio a Bruxelles. Tria è un nostro ministro e chi vuole fare il ministro porta avanti il taglio delle tasse”. Poi aggiunge che nella lettera di Conte ci deve essere il taglio delle tasse, in barba ai desiderata dell’Ue.

All’avviso di sfratto si somma la nuova lite furibonda sui minibot. Tria, che liquida con una battuta la manovra trumpiana annunciata da Salvini (“Non abbiamo il dollaro”), archivia i minibot come “illegali e non necessari”. Gli risponde a muso duro non solo l’ideatore Claudio Borghi, che definisce Tria mero esecutore di scelte politiche, ma lo stesso Salvini che dice che se non ci sono altre idee si faranno. Poi il leghista declassa la proposta M5s di salario minimo (“Prima la flat tax”) e strattona Conte chiedendogli di nominare il ministro per l’Ue (“Ho già il nome, si può fare anche domani”).

Conte da Napoli prova a minimizzare, parla di revisione del contratto di governo. Aggiunge che tutte le misure si faranno nel rispetto dei conti. Si smarca dalla linea trumpiana di Salvini quando dice che i dazi fanno male all’economia. Ma il leghista dilaga nelle dichiarazioni, allude a Giancarlo Giorgetti come commissario Ue. Il timore che, nello scontro con l’Ue, arrivi a far saltare il governo, resta alto tra i Cinque stelle.

(dell’inviata Serenella Mattera/ANSA)

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