Migranti: Sea Watch, è ancora stallo. Altri due sbarchi

Migranti a bordo della Sea Watch 3, in vista della costa di Siracusa.
Migranti a bordo della Sea Watch 3, in vista della costa di Siracusa. (ANSA/AP Photo/Salvatore Cavalli)

ROMA. – Sei giorni dopo il salvataggio di 53 migranti a 47 miglia dalle coste di Zawiya in Libia, la Sea Watch 3 continua a non avere un porto e si mantiene a sud di Lampedusa, in acque internazionali. Intanto, proseguono gli sbarchi senza l’aiuto delle ong: se ne è registrato uno ‘fantasma’ in Sardegna, mentre una barca a vela è stata soccorsa dalla Guardia di finanza in Calabria. Mentre sono da ben 17 giorni al largo di Zarzis i 75 a bordo del rimorchiatore Maridive 601, che li ha soccorsi al largo della Libia e non è stato autorizzato ad entrare nel porto tunisino.

La nave della ong tedesca naviga avanti e indietro in attesa di sviluppi, dopo che donne incinte, bambini e malati sono stati fatti sbarcare. Il decreto sicurezza bis entrato in vigore sconsiglia al capitano della Sea Watch 3 il tentativo di forzare la diffida ad entrare nelle acque italiane firmata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini: rischierebbe una multa da 10mila a 50mila euro e la confisca dell’imbarcazione.

E così oggi Hermann, uno dei 43 naufraghi a bordo, si è rivolto al ministro dell’Interno tedesco in un video postato dalla ong: “per favore – ha detto – pensi alle vite che stiamo conducendo. Non è umano lasciare le persone morire in mare. Coloro che ci aiutano, coloro che ci salvano, non sono criminali: salvano le nostre vite. Siamo tutti figli dello steso Dio, dovremmo vivere insieme come amici, come fratelli. Dovremmo vivere le nostre vite come voi. Anche noi abbiamo diritto alla libertà come tutti gli altri”.

Una cosa è certa, ha aggiunto: “piuttosto che tornare in Libia, preferirei morire. Preferirei dare la mia vita ai pesci piuttosto che essere nuovamente torturato”. Da Bruxelles, un portavoce ha ribadito la posizione della Commissione Europea: “non spetta a noi definire in quale porto debbano avvenire gli sbarchi. Le navi che battono bandiera europea – ha ricordato – sono obbligate a rispettare il diritto internazionale e il diritto sulla ricerca e salvataggio in mare che comporta la necessità di portare delle persone in un posto sicuro e la Commissione è convinta, e lo continuiamo a dire anche oggi, che queste condizioni non si ritrovano in Libia”.

E se 43 sono bloccati in mare, altri migranti nella notte sono arrivati sulla spiaggia di Porto Pino, nel comune di Sant’Anna Arresi (Cagliari). I carabinieri ne hanno intercettato sei, tutti algerini, mentre tentavano di allontanarsi, mentre l’imbarcazione non è stata individuata. Sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Monastir. Al largo di Capo Colonna (Crotone) 20 curdi sono stati soccorsi dalla guardia di finanza su una barca a vela partita presumibilmente dalla Turchia e portati nel centro di Isola Capo Rizzuto.

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