Ultimatum Trump, subito accordo col Messico o via ai dazi

Un messicano cerca di scavalcare il muro tra Messico e Usa con le croci in ricordo dei morti nel tentativo.
Un messicano cerca di scavalcare il muro tra Messico e Usa con le croci in ricordo dei morti nel tentativo.

WASHINGTON. – Corsa contro il tempo per l’auspicata intesa tra Usa e Messico che eviti le conseguenze sul piano commerciale minacciate da Donald Trump. E mentre a Washington stentano a decollare i negoziati tra le delegazioni dei due Paesi, il presidente americano dalla Normandia, dove partecipa alle celebrazioni del D-Day, ha lanciato un vero e proprio ultimatum: o sia fa subito un accordo per frenare il flusso di immigrati dal confine sud o da lunedì scatteranno i dazi su tutti i beni importati dal paese centroamericano.

La stretta è quella già annunciata a suo tempo: i dazi per ora saranno del 5%, ma sono destinati a salire al 10% dal primo luglio e al 25% entro ottobre, con un’escalation senza precedenti. Una prospettiva allarmante che – secondo le ultime stime – rischia di far saltare in Usa almeno 400 mila posti di lavoro, mettendo in gravi difficoltà soprattutto le economie degli stati confinanti col Messico, come il Texas e la California.

A tremare sono molte imprese americane inevitabilmente coinvolte da dazi che andrebbero a colpire il settore auto per 34 miliardi di dollari, quello dei camion e dei bus per altri 34 miliardi, quello del petrolio per oltre 14 miliardi e quello dell’agroalimentare per altri 14 miliardi.

Non a caso tra i repubblicani in Congresso è scoppiata una vera e propria rivolta contro il piano Trump e si lavora per bloccarlo se la prossima settimana dovesse entrare in vigore. Intanto nella stanza dei negoziati si continua a trattare: dopo il nulla di fatto della prima giornata di colloqui, alla presenza del vicepresidente Usa Mike Pence, alla ripresa delle trattative la Casa Bianca ha prima fatto sapere che il Messico “non sta facendo abbastanza”, poi ha fatto trapelare che si valuta un rinvio dei dazi per favorire il prosieguo del confronto.

E una schiarita potrebbe arrivare dalla decisione presa dal governo messicano di bloccare i conti bancari dei trafficanti e delle organizzazioni che organizzano le ‘carovane’ di migranti dal Centro America. Tre infatti le principali richieste avanzate dagli Usa: fermare una quota molto più rilevante di immigrati al confine col Guatemala di fatto blindando la frontiera; rafforzare con misure concrete la lotta al contrabbando e ai traffici illeciti; impedire per legge che i migranti che entrano in Messico da Guatemala, Honduras e El Salvador abbiano automaticamente il diritto di fare domanda di asilo negli Usa.

Del resto per l’amministrazione Trump i dati parlano chiaro: a maggio – secondo i dati messi sul tavolo dei negoziati – si e’ registrato un boom degli arresti di immigrati clandestini saliti a quasi 145 mila, il 35% in più rispetto ad aprile e il numero più elevato da sette anni. Tra le persone fermate anche un numero record di oltre 84 mila gruppi familiari e oltre 11 mila minori non accompagnati. Cifre a cui la Casa Bianca risponde con una nuova stretta, iniziando a ridurre o a cancellare le risorse per finanziare scuole, attività sportive e assistenza legale ai bambini immigrati che vivono nei campi governativi. Un taglio motivato con le ristrettezze finanziarie causate dalla “crisi al confine”.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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