Mancini ultimatum a Balotelli: “Colpa sua se non è qui”

Mario Balotelli in allenamento a Coverciano
Mario Balotelli in allenamento a Coverciano in una foto d'archivio. ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI

FIRENZE. – La strada è quella tracciata dal calcio inglese. Roberto Mancini lo ha sottolineato aprendo il raduno a Coverciano, l’ultimo della stagione 2018-19, l’ennesimo senza Mario Balotelli ancora escluso nonostante le convocazioni stavolta siano state 33 con 10 attaccanti: quello lanciato al centravanti del Marsiglia suona come un ultimatum. “Se Mario non è qui è solo per colpa sua – ha spiegato il commissario tecnico – Lui lo sa, gliel’ho detto direttamente anche se ho impiegato qualche giorno per trovarlo avendo lui 8-9 numeri di telefono”.

Lo sfogo rilasciato dal giocatore nei giorni scorsi a Canal + in cui ha parlato anche di razzismo per commentare la sua nuova esclusione non ha suscitato reazioni in Mancini: “Premesso che mi è parso tranquillo e di sicuro quando parlava di razzismo non si riferiva certo a me, la sua esclusione è dovuta a motivi tecnici e perché è stato espulso all’ultima giornata rimediando 4 turni di squalifica. A 29 anni bisognerebbe evitare tutto questo e soprattutto cercare sempre il 100%. Uno come lui, con le qualità che possiede, potrebbe segnare 3-4 gol a partita invece si accontenta di giocare a livelli bassi”.

Le porte della nazionale, ha ribadito Mancini, sono aperte a tutti ma continuando così per Balotelli resteranno chiuse. “Ha 12 mesi per tornare” il richiamo del ct che nel frattempo ha riportato in azzurro Belotti: “Ha fatto un girone di ritorno migliore dell’andata e si è meritato la convocazione. Come altri che non sono qui ma hanno la porta aperta per l’Europeo”.

Con il centravanti granata sono ben 10 gli attaccanti chiamati per questo raduno, segnale ulteriore della mentalità offensiva che Mancini vuole trasmettere all’Italia, sulla scia del calcio inglese “dove non si pensa molto alla tattica ma più ad attaccare, per questo la gente si diverte fino al 94′. Nessuna squadra lì fa calcoli e adesso quel calcio ha di sicuro qualcosa in più degli altri, lo dimostrano le due finali europee”.

Gioco offensivo e voglia di riportare l’Italia in alto: “Questa è sempre stata la mia filosofia, ho avuto la fortuna di allenare in Inghilterra e di trovare poi qui giocatori che permettono di fare un certo tipo di calcio. Il mio centravanti ideale? Ce ne sono di bravi, qualcuno è più giovane, qualcun altro più esperto, come Immobile che in azzurro può trovare stimoli dopo un periodo non facile. Quella dell’attaccante insomma non è una questione che mi preoccupa”.

La priorità adesso è un’altra: “E’ un momento se non cruciale di sicuro importante. Ci aspettano le due gare probabilmente più dure del girone, contro una Grecia che è cresciuta molto e una Bosnia dotata di giocatori decisivi – ha detto riferendosi a Dzeko e Pjanic – Noi abbiamo due compiti: vincere quasi sempre per risalire nel ranking e farlo sempre per qualificarci per Euro 2020”.

Nell’attesa Mancini è apparso fiducioso: “In campionato i giovani hanno avuto spazio, un anno fa sembrava difficile trovarne una quindicina e nel tempo siamo riusciti almeno 40 giocatori adatti alla Nazionale”.

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