Pd: “Il governo ha fallito. Ora riferisca alle Camere”

Il Segretario del Pd, Nicola Zingaretti, durante un comizio.
Il Segretario del Pd, Nicola Zingaretti, durante un comizio. (ANSA)

ROMA. – La certificazione della fine del governo, o solo una mossa teatrale per consentire di andare avanti? In casa Pd molti hanno seguito in Tv il discorso del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ma tra le due ipotesi i Dem non si sentono di sposare in pieno nessuna delle due, un motivo in più per chiedere la parlamentarizzazione della crisi latente della maggioranza e in particolare che Conte riferisca in Aula l’esito del suo “ultimatum” a Lega e M5s.

In mattinata il segretario Nicola Zingaretti aveva auspicato che nell’annunciato discorso, Conte dicesse “almeno la verità” e cioè che “anche l’ultima settimana è stata caratterizzata da cento opinioni diverse che hanno creato molto fumo”, paralizzato ogni scelta. “Il tema – ha aggiunto – è se ci sarà una crisi parlamentare ma la crisi politica già c’è da giorni”.

Poi le parole di Conte, con l’ultimatum a Lega e M5s. Un vero aut aut ai vicepremier, o una azione in qualche modo preparata per consentire ai due di rispondere positivamente? “Conte – ha commentato Zingaretti – ha ammesso la paralisi, il disastro e il fallimento del suo governo che noi denunciamo da settimane”.

In questo senso, l’ammissione di Conte di una paralisi dell’azione di governo per i Dem è un punto a favore, a livello di comunicazione politica. La parlamentarizzazione permetterebbe di amplificare questo effetto e di chiarire la reale dimensione delle tensioni nella maggioranza.

Di qui la richiesta che Conte riferisca in Aula fatta prima dal capogruppo Graziano Delrio, poi da Zingaretti: “Conte vada in Parlamento a raccontare la crisi che ha evidenziato oggi e verifichi se ha ancora una maggioranza che lo sostiene. La diretta Fb non basta, il Paese ha bisogno di certezze e non di chiacchiere. Quindi misuri se questo Governo ha ancora un consenso sufficiente”.

Più deciso nella lettura è Carlo Calenda: “Conte certifica la morte del governo del cambiamento. Prepariamoci”. Scettica Alessia Morani (“Conte minaccia le dimissioni per finta”) mentre Paolo Gentiloni ammette: “La differenza impalpabile fra un ultimatum, un penultimatum e una resa”.

Le due letture aprono per i Dem due scenari diversi, con elezioni a settembre o urne più in avanti, cosa che darebbe più tempo per organizzare il centrosinistra. In ogni caso Zingaretti avvierà a breve degli incontri con gli altri leader del centrosinistra (+Europa, Verdi, Italia in Comune) mentre al centro c’è un gran movimento per accelerare nella nascita di un soggetto cattolico liberale.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

Lascia un commento