Preoccupazione del Presidente Mattarella: “Ora servono risposte”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Rivista Militare per la Festa Nazionale della Repubblica, 2 giugno 2019.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Rivista Militare per la Festa Nazionale della Repubblica, oggi 2 giugno 2019. (Foto di Paolo Giandotti - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

ROMA. – Il Parlamento è fermo; lo spread sente l’odore del sangue; la Commissione europea non potrà che seguire la linea dura imposta dai Paesi rigoristi e – al di là di una probabile manovra correttiva – si avvicina a grandi passi un autunno che dovrà licenziare una legge di Bilancio 2020 davvero imponente.

C’è abbastanza carne al fuoco per preoccupare il presidente della Repubblica peraltro già da settimane tirato per la giacchetta ad intervenire in una crisi che nulla c’entra con il Quirinale. Dove ormai si auspica il chiarimento in tempi brevi e si aspettano le risposte. Il premier – che prima si è consultato con il capo dello stato e poi lo ha informato dei contenuti del suo messaggio – ha parlato con chiarezza e ora si aspetta di capire se Lega e Cinque stelle gli risponderanno in maniera seria.

La preoccupazione di Mattarella per la prossima legge di Bilancio è nota e per tutti è arrivata l’ora delle scelte. Il galleggiamento non può durare a lungo e da tempo il Colle è pronto ad affrontare la situazione. Anche mettendo tra le opzioni elezioni anticipate, magari a settembre per dare al Paese più chance di finire l’anno con una Finanziaria.

Infatti la tenuta dei conti pubblici e di conseguenza i risparmi degli italiani sono materia costituzionale e Sergio Mattarella ha da giorni compreso che nulla è peggio dell’immobilismo e che il livello degli sgarbi all’interno della maggioranza ha superato il livello di guardia. Anche l’attività parlamentare è congelata nella paura reciproca di agguati. E’ infatti stallo sui decreti Sblocca cantieri e Crescita.

Da giorni si cerca una data per il Consiglio dei ministri e da giorni si parla di un vertice di governo che nessuno ha la forza di convocare. E che stasera Luigi Di Maio ha chiesto di organizzare in poche ore ma l’agenda dice sarà molto, molto difficile svolgerlo prima di venerdì. Matteo Salvini ha ripreso la campagna elettorale con ritmi forsennati per fare bottino anche ai ballottaggi delle amministrative e tutte le fonti indicano che la Lega fino a lunedì non farà strappi.

Ecco perché la bontà della mossa del premier rimane un’incognita. Al di là del suo successo – e andando oltre le prime dichiarazioni di facciata – l’ultimatum di Giuseppe Conte porta almeno un elemento di chiarimento su come si potrà aprire la crisi. Forse non serviranno incidenti parlamentari o uscite unilaterali dalla maggioranza. Potrebbe essere lo stesso Conte a salire al Quirinale a certificare al presidente che così proprio non si può andare avanti.

Uno scenario che aprirebbe diverse altre strade e potrebbe incrociare un altro dei temi forti che girano sottotraccia ma che la Lega non ufficializza: l’ipotesi di un rimpastone per riequilibrare i rapporti di forza dentro il governo dopo il ribaltone delle europee. Ipotesi tutta da verificare poi nelle valutazioni del presidente della Repubblica.

Tutto in alto mare, quindi. A taccuini chiusi infatti, un dirigente leghista osserva che le parole di Conte andranno misurate alla prova dei fatti. In ambienti della maggioranza in molti ricordano che c’è ancora un mese di tempo per staccare la spina e andare a elezioni a settembre.

Fino a luglio rischiano dunque di proseguire le fibrillazioni. Di sicuro, confermano i Cinque stelle, Salvini terrà i toni alti fino ai ballottaggi di domenica, nei quali punta a consolidare la vittoria leghista. In ogni caso, affermano dalla Lega, un rilancio dell’azione di governo passa da un rimpasto. Nel mirino ci sono soprattutto Giulia Grillo, con l’ipotesi di un ministro M5s alla Sanità, Danilo Toninelli, che potrebbe essere sostituito con il M5s Mauro Coltorti, e Sergio Costa, che però il Movimento difende.

I pentastellati reputano intoccabile anche la titolare della Difesa Elisabetta Trenta ma su di lei il fuoco di fila di Salvini è costante. La Lega aspira poi al dicastero agli Affari Ue e al commissario europeo che spetterà all’Italia. Nel M5s c’è chi spinge perché ai leghisti vengano attribuite alcune caselle “rognose” perché Salvini non possa più declinare le sue responsabilità.​

ROMA
(Di Fabrizio Finzi e Serenella Mattera/ANSA)

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