Giro d’Italia: Cháves ritrova il sorriso. Domani si decide la rosa

Il colombiano Esteban Chavez della Mitchelton Scott taglia il traguardo della tappa tra Commezzadura a Anterselva.
Il colombiano Esteban Chavez della Mitchelton Scott taglia il traguardo della tappa tra Commezzadura a Anterselva. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

SAN MARTINO DI CASTROZZA (TRENTO). – Il 102/o Giro d’Italia di ciclismo prepara la resa dei conti. Che arriverà, puntuale, in alta quota, dove non c’è spazio per i bluff e le illusioni, dove si scrivono le pagine più leggendarie del ciclismo. La penultima tappa odierna ha rispolverato il sorriso contagioso di Esteban Cháves, il ‘colobri’ colombiano che venne beffato da Vincenzo Nibali nelle battute finali del Giro 2016, il secondo conquistato in carriera dallo ‘Squalo’.

Cháves, in fuga con un manipolo di colleghi visionari, dopo avere provato e riprovato l’allungo, ha piantato i compagni di avventura a circa 2,5 km dall’arrivo ed è volato verso la vittoria, abbracciando e piangendo dopo il traguardo assieme ai genitori. L’ultimo suo successo nella corsa rosa risaliva a poco più di un anno fa, sull’Etna, scalato con una facilità impressionante assieme al compagno Simon Yates.

Per un Cháves che esulta e gioisce, un Vendrame che si dispera e crolla dopo l’arrivo. Il corridore della Androni finisce secondo, a 10″, ma vince l’Oscar della sfortuna, perché nelle rampe decisive che conducono a San Martino di Castrozza vede scivolare la catena della propria bici e impreca, ma non si perde d’animo e la rimette in sesto. Vendrame rimonta i fuggitivi, ma spende molto, troppo, e alla fine alza bandiera bianca. Un’occasione sprecata nel giorno giusto e forse, chissà, una vittoria gettata alle ortiche.

Ad alcuni minuti-chilometri di distanza va in scena ‘l’altra corsa’: quella che conta e che vale le posizioni di vertice nella classifica generale. C’è fermento fra i big: parto io, parti tu? Alla fine ci pensa Miguel Angel Lopez a mettere tutti d’accordo e a prendere in mano il comando delle operazioni. Al colombiano la sesta piazza proprio non va giù e quindi parte a tutta, con l’obiettivo di rosicchiare secondi all’olandese Bauke Mollema, che lo precede adesso di 26″ (‘un’inezia). Ci riesce, il corridore dell’Astana, giungendo 13/o e precedendo di 44″ il resto della truppa.

Alle spalle di Lopez, a poche centinaia di metri dall’arrivo, ci prova pure Primoz Roglic a risalire la china, ma viene stoppato dalla maglia sempre più rosa di Richard Carapaz e da quella rossonera di Vincenzo Nibali. Lo ‘Squalo’ domani punterà a far saltare il banco, altrimenti dovrà dire addio a ogni sogno di gloria. Forse mai più gli capiterà un’occasione così ghiotta in quel che gli resta da correre nei grandi giri. L’impresa di rovesciare la classifica generale la completò alla 20/a tappa nel 2016, superando Cháves nella classifica generale.

Allora come oggi, lo ‘Squalo’ era secondo, si presentò al gran finale di Torino in maglia rosa. Proprio come sogna di fare domani, fra Feltre e il Monte Avena, il tappone dolomitico che proporrà cinque Gran premi della montagna, fra emozioni, suspence, ambizioni, sogni di gloria e di trofei. Cinque vette da scalare e una sesta, l’1’54” di ritardo da Carapaz, che si sente forte, sicuro e protetto da una squadra fortissima come la spagnola Movistar. Spodestarlo dal trono non sarà impresa facile e nemmeno rubargli quell’1’10”-1’15” che permetterebbero a Nibali di presentarsi alla cronometro di Verona con almeno una mano sulla maglia rosa.

Il ciclismo è una disciplina fatta di imprese che a volte rasentano la follia, riservata a chi crede nei sogni e a chi riesce a realizzarli attraverso la fatica. Chissà se gli ‘Squali’ sognano.

(dell’inviato Adolfo Fantaccini/ANSA)

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