Zingaretti: “Un anno per rifondare partito e idee”

Il neo Segretario del Pd Nicola Zingaretti durante la conferenza stampa al comitato elettorale dopo il voto delle primarie del Partito Democratico.
Il neo Segretario del Pd Nicola Zingaretti durante la conferenza stampa al comitato elettorale dopo il voto delle primarie del Partito Democratico. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Nicola Zingaretti indica al Pd due orizzonti temporali antitetici: quello ideale, in cui lanciare una “rivoluzione” nell’organizzazione del Pd e nella sua proposta politica, con una Costituente delle idee da tenersi a novembre; e un orizzonte a brevissimo termine, nel caso in cui la crisi di governo conduca a urne a settembre. Parlando alla Direzione del partito Zingaretti ha infatti lanciato un “estote parati” ai Dem, per non farsi “cadere addosso” la crisi con annesse elezioni. In tal caso anche per la costruzione di una coalizione occorrerà partire dall’attuale centrosinistra.

Zingaretti, evitando polemiche con la lettura renziana del voto delle europee (“un buon pareggio” aveva detto l’ex segretario), ha ribadito che, pur senza “trionfalismi” il risultato è positivo, perché ha riaperto una interlocuzione con la società. E lo ha dimostrato il successo delle grandi città, dove i Dem sono il primo partito. “Valgono poco i ragionamenti – ha rimarcato – sul numero complessivi di voti del Pd rispetto alle politiche, visto il minor numero di elettori complessivi. La politica è la forza in un determinato contesto”.

Certo non basta il 22,7% del Pd e nemmeno il 30% scarso di tutto il centrosinistra. Ma operazioni a tavolino, come quella di far nascere un partito liberal democratico, non funzionano. “Se ci saranno altre forze pronte a dare il loro contributo, siamo pronti al confronto, ma è bene che scaturiscano da novità politiche reali, da forze reali della società”.

In proposito Zingaretti cita due cifre delle amministrative: il Pd ha preso il 31,6%, ma con le liste civiche di centrosinistra si arriva al 36,6%, numeri che diventano significativi se traslati in una dimensione nazionale. Poi se nel centrodestra ci dovesse essere una fuga di forze moderate visto il profilo “illiberale” di Salvini, ben venga.

Se dunque non si andrà a votare a settembre ecco la road map del segretario. Subito dopo i ballottaggi una Direzione per avviare una “rivoluzione” nell’organizzazione del partito, che da una parte lo faccia radicare anche nei piccoli centri e dall’altra gli dia una presenza efficace sul web. Sul piano della proposta politica, Zingaretti propone di aprire una fase di ampio dialogo con il mondo del lavoro, della produzione, della cultura, delle professioni, dell’associazionismo, una “Costituente delle idee” da concludere con una Assemblea a ottobre-novembre.

Lì uscirà fuori il “Piano per l’Italia” una proposta che dia un orizzonte strategico al Paese da offrire ai cittadini elettori. E questa interlocuzione potrebbe attivare anche dei “processi” che aggreghino pezzi della società civile in nuovi soggetti alleati dei Dem. L’orizzonte ideale del Pd, quindi, richiederebbe un anno, con urne non prima di febbraio. Tuttavia “è possibile una crisi prima che emerga il fallimento di questo governo”, ha detto Zingaretti, e in quel caso “non possiamo farcela cadere addosso”, agendo di conseguenza, “consapevoli che non ci basterà gridare al fascismo”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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