I migranti sono 258 milioni, piano dell’Oms per sanità a tutti

Migranti sulla spiaggia in attesa di imbarcare.
Migranti sulla spiaggia in attesa di imbarcare.

ROMA. – Nel mondo non ci sono mai state tante persone in movimento, e a chi si sposta, volontariamente o costretto da guerre o disastri naturali, va garantita l’assistenza sanitaria. La richiesta, accettata dai paesi membri durante l’Assemblea Generale che si è appena chiusa a Ginevra, è dell’Oms, che ha varato un piano quinquennale per garantire il diritto alla salute dei 258 milioni di migranti.

Tra il 2000 e il 2017, afferma l’Organizzazione, il numero di migranti è cresciuto da 173 milioni a 258 milioni, a cui si aggiungono oltre 760 milioni di persone che si spostano all’interno del proprio paese. Nel 2017 i migranti internazionali erano il 3,4% della popolazione globale, mentre nel 2000 erano il 2,8%. Al momento 68,5 milioni di persone sono state allontanate a forza dal proprio territorio, con 25,4 milioni che hanno lo status di rifugiati.

“Dieci milioni di persone non hanno una nazionalità – ricorda l’Oms -, e non hanno accesso a diritti di base come educazione, assistenza sanitaria e libertà di movimento”. Il piano, accettato da tutti i paesi membri, si focalizza soprattutto sul dare l’assistenza sanitaria universale a rifugiati e migranti, ed è articolato secondo sei priorità, dal rafforzamento della risposta umanitaria secondo il principio del ‘nessuno deve rimanere indietro’ ad un maggiore monitoraggio dello stato di salute delle persone costrette a spostarsi.

Ogni paese è chiamato a fare una relazione, su base volontaria, sulle iniziative prese in accordo con il piano. “La continuità delle cure è a rischio di interruzione per rifugiati e migranti durante il loro transito – ricorda ad esempio il documento – per fattori economici, barriere linguistiche, ostacoli amministrativi, detenzione, discriminazioni, scarsa comprensione dei diritti in relazione ai servizi sanitari”.

Fra le priorità c’è anche la lotta alle frequenti notizie sbagliate e ai falsi miti legati alla salute dei migranti. “Rifugiati e migranti possono venire da zone in cui le malattie infettive sono endemiche – ricordano gli esperti -. Questo però non implica necessariamente che costituiscano un rischio infettivo per le popolazioni ospitanti. Potrebbero invece essere a rischio di contrarre malattie infettive, incluse quelle legate agli alimenti o all’acqua, come risultato delle difficoltà del viaggio e di fattori associati alle condizioni disagiate di lavoro e di vita, insieme al mancato accesso ai servizi sanitari essenziali”.

Quella del binomio tra migranti e malattie è una bufala già sfatata anche da diversi studi. “Lo stereotipo dei migranti come portatori di malattie – hanno scritto recentemente gli esperti della Commissione UCL-Lancet – è forse uno dei più diffusi e dannosi. Tuttavia, non esiste un’associazione sistematica e le prove dimostrano che il rischio di trasmissione di infezioni da popolazioni in migrazione a quelle ospiti è generalmente basso”.

Lascia un commento