Ira Trump coi media, purga reporter alla Casa Bianca

L'ironico applauso di Nancy Pelosi alla fine del discorso di Donald Trump sullo Stato dell'Unione. Archivio.
L'ironico applauso di Nancy Pelosi alla fine del discorso di Donald Trump sullo Stato dell'Unione Immagine d'archivio. Credit: Doug Mills / Pool, via CNP /MediaPunch

WASHINGTON. – Donald Trump inarrestabile. Nel pieno di quella che la speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha definito una “crisi costituzionale” in corso negli Stati Uniti, il tycoon riapre un altro fronte: quello della guerra contro i media. Così la Casa Bianca ha deciso di revocare le credenziali ad alcuni giornalisti che avevano regolare accesso nell’area stampa della West Wing, scatenando la reazione di chi parla di vera e propria “purga di massa” in atto contro i reporter che seguono il presidente.

Mai i rapporti tra la stampa e la Casa Bianca erano caduti così in basso – denunciano le associazioni di categoria – con quest’ultima che ha di fatto cancellato il tradizionale briefing quotidiano: finora quest’anno si è svolto solo due volte. Probabile che l’ira di Trump sia stata alimentata nelle ultime ore dall’ennesima inchiesta del New York Times, con quelle carte che mettono in dubbio le reali capacità imprenditoriali del tycoon. Lui dipinto come un bancarottiere dopo che ha costruito la sua carriera politica sull’immagine di abile uomo d’affari e di infallibile negoziatore e ‘deal maker’.

Ma per il momento il giornalista più famoso ad essere colpito dall’offensiva della Casa Bianca è il veterano Dana Milbank, opinionista del Washington Post, una delle testate più ‘odiate’ da Trump, che quando può non disdegna stoccate all’editore del giornale, il numero uno di Amazon e uomo più ricco al mondo Jeff Bezos.

Milbank, spesso molto critico verso il tycoon nei suoi editoriali, aveva il suo pass da 21 anni e col suo lavoro ha raccontato la Casa Bianca di ben quattro presidenti. Ha appreso di essere stato epurato da una email. La portavoce presidenziale Sarah Sanders ha spiegato che si tratta dell’attuazione delle nuove regole, già annunciate a suo tempo, volute dal Secret Service per rafforzare la sicurezza e che introducono requisiti più severi per ottenere in particolare gli ‘hard pass’, ovvero le credenziali di lungo termine che consentono un rapido accesso alla Casa Bianca. Secondo le nuove linee guida a questo tipo di accredito d’ora in avanti potranno accedere solo coloro che in un arco di 180 giorni siano fisicamente presenti alla Casa Bianca per 90 giorni o più.

Intanto non si placa lo scontro senza precedenti con il Congresso. Dopo il voto sulla mozione che accusa il ministro della giustizia William Barr di “oltraggio” per non aver consegnato integralmente il rapporto Mueller sul Russiagate, la speaker Pelosi alza il tiro: se la Casa Bianca continuerà a rifiutare di collaborare con la Camera, altri esponenti dell’amministrazione Trump potrebbero essere accusati di oltraggio al Congresso.

Torna inoltre a tremare l’inner circle del tycoon, perché la commissione di intelligence del Senato ha inviato un mandato di comparizione a Donald Trump Jr, il figlio maggiore del presidente, per testimoniare sul Russiagate.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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