Papa Francesco: “Basta odio, razzismo e nazionalismi che alzano muri”

Papa Francesco durante l'Udienza settimanale. con un gruppo di migranti
Papa Francesco durante l'Udienza settimanale con un gruppo di migranti. ANSA/ETTORE FERRARI

CITTA’ DEL VATICANO. – Oggi troppe tensioni derivano da eccessi di “rivendicazione di sovranità” da parte dei singoli Stati, mentre bisogna opporsi al “nazionalismo conflittuale che alza i muri”, fino a diventare “razzismo o antisemitismo”: la storia del ‘900 dev’essere di monito su “dove conducono simili deviazioni”.

E’ un tema cruciale – il ritorno dei nazionalismi – quello scelto dalla Pontificia Accademia delle Scienze sociali per la sua plenaria annuale (1-3 maggio): e nell’udienza in Sala Clementina, papa Francesco non fa mancare un discorso intenso, a tratti perfino drammatico, quasi un manifesto contro chiusure e contrapposizioni e in favore di un rinnovato “multilateralismo”, in Europa e non solo.

“Abbiamo, purtroppo, sotto gli occhi situazioni in cui alcuni Stati nazionali attuano le loro relazioni in uno spirito più di contrapposizione che di cooperazione”, scandisce il Pontefice, secondo cui “molte tensioni provengono da un’eccessiva rivendicazione di sovranità da parte degli Stati”. E se la Chiesa “ha sempre esortato all’amore del proprio popolo, della patria”, al contempo essa “ha ammonito le persone, i popoli e i governi riguardo alle deviazioni di questo attaccamento quando verte in esclusione e odio altrui, quando diventa nazionalismo conflittuale che alza muri, anzi addirittura razzismo o antisemitismo”.

Va quindi visto “con preoccupazione il riemergere, un po’ dovunque nel mondo, di correnti aggressive verso gli stranieri, specie gli immigrati, come pure quel crescente nazionalismo che tralascia il bene comune”. Col rischio, tra l’altro, di “compromettere forme già consolidate di cooperazione internazionale”. E “uno Stato che suscitasse i sentimenti nazionalistici del proprio popolo contro altre nazioni o gruppi di persone verrebbe meno alla propria missione. Sappiamo dalla storia dove conducono simili deviazioni; penso all’Europa del secolo scorso” afferma il Papa con tono accorato.

Per lui “lo Stato nazionale non può essere considerato come un assoluto, come un’isola rispetto al contesto circostante”, laddove nel contesto della globalizzazione “non è più in grado di procurare da solo il bene comune alle sue popolazioni”. Francesco guarda in particolare alla “questione migratoria”, poiché “il modo in cui una Nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l’umanità”. Per il Papa, “il migrante non è una minaccia alla cultura, ai costumi e ai valori della nazione che accoglie”. Ma “anche lui ha un dovere, quello di integrarsi nella nazione che lo riceve”.

Ed “è compito dell’autorità pubblica proteggere i migranti e regolare con la virtù della prudenza i flussi migratori, come pure promuovere l’accoglienza in modo che le popolazioni locali siano formate e incoraggiate a partecipare consapevolmente al processo integrativo dei migranti”. Bergoglio, tra le altre cose, auspica espressamente che “non si perda in Europa la consapevolezza dei benefici apportati dal cammino di avvicinamento e concordia tra i popoli intrapreso nel secondo dopoguerra”.

E “questa visione cooperativa fra le nazioni può muovere la storia rilanciando il multilateralismo, opposto sia alle nuove spinte nazionalistiche, sia a una politica egemonica”. Per Francesco, “l’umanità eviterebbe così la minaccia del ricorso a conflitti armati ogni volta che sorge una vertenza tra Stati nazionali”. Le “istanze multilaterali”, infatti, sono state create “nella speranza di poter sostituire la logica della vendetta, del dominio, della sopraffazione e del conflitto con quella del dialogo e della mediazione”.

Un campo che spinge a “superare ciò che divide le nazioni e a proporre nuovi cammini di cooperazione”? Quell'”eccelso bene sociale che è la pace”. Oggi, lamenta il Papa, “la stagione del disarmo nucleare multilaterale appare sorpassata e non smuove più la coscienza politica delle nazioni che possiedono armi atomiche”. Anzi, è “inquietante” la “nuova stagione di confronto nucleare”.

“Se adesso – avverte Francesco – non solo sulla terra ma anche nello spazio verranno collocate armi nucleari offensive e difensive, la cosiddetta nuova frontiera tecnologica avrà innalzato e non abbassato il pericolo di un olocausto nucleare”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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