Italia vede la fine della recessione, ma l’economia resta fragile

Operaio al lavoro in industria metalmeccanica.
Operaio al lavoro in industria metalmeccanica.

ROMA. – Il peggio potrebbe essere alle spalle. Almeno per ora. Nel primo trimestre del 2019 l’Italia dovrebbe essere uscita ufficialmente dalla recessione tecnica in cui è incappata negli ultimi due trimestri dello scorso anno. Ma i rischi, per usare un linguaggio caro ai previsori, restano alti e le prospettive al ribasso. Ad esprimersi sullo stato di salute dell’economia italiana sarà ufficialmente l’Istat martedì, pubblicando la stima provvisoria sul Pil del primo trimestre.

La conferma da parte di Standard and Poor’s del rating sui titoli di Stato a BBB, ha fatto tirare un primo sospiro di sollievo all’interno del governo: “dovremo migliorare, ma per ora va bene così”, ha commentato il premier Giuseppe Conte. Ed ora anche dall’Istituto di statistica dovrebbe arrivare un’altra notizia positiva. La produzione industriale ha registrato nei primi due mesi dell’anno segnali di risveglio (+1,7% il dato congiunturale di gennaio e +0,8% quello di febbraio), determinanti per far registrare una prima timida ripresa del prodotto interno lordo.

Il consensus degli analisti indica dunque per il periodo gennaio-marzo una crescita del Pil dello 0,1%. Minima, ma sufficiente a non dover più pronunciare la parola recessione associata all’Italia. Non a caso anche Bankitalia e l’Ufficio parlamentare di bilancio hanno già annunciato le loro previsioni, fissando entrambi l’asticella proprio sul +0,1%.

Tuttavia, come segnalato dall’Upb, se e quanto questi segnali ancora caratterizzati da una forte incertezza, indichino una netta inversione del ciclo economico “è tutto da verificare”. Anche perché l’eredità del 2018, anno in cui la crescita è scesa allo 0,9% dopo il +1,7% del 2017, sembra destinata a pesare sulle prospettive di crescita.

Nel breve termine, secondo l’Autorità dei conti pubblici, il quadro resta insomma debole. Come reazione il governo ha messo in campo decreto sblocca cantieri e decreto crescita (ancora in attesa della firma del presidente della Repubblica), rispolverando misure che hanno già funzionato in passato, come il superammortamento, e correggendo ‘errori’ dell’ultima manovra, come la mini-Ires.

Ma sulle scelte di famiglie e imprese, quindi sui consumi e sugli investimenti, grava ancora un clima di indeterminatezza e scarsa fiducia. La decisione di S&P di graziare l’Italia, pur evidenziandone le importanti difficoltà, potrebbe in questo senso però aiutare. Il primo segnale visibile è atteso lunedì sui mercati: gli analisti prevedono un calo dello spread che potrebbe ritrattare dopo l’aumento progressivo degli ultimi giorni, legato proprio alla tensione pre-rating.

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