Il rogo di Notre-Dame, gli operai fumavano nel cantiere

Pompieri di Parigi ispezionano le guglie della cattedrale di Notre-Dame
Pompieri di Parigi ispezionano le guglie della cattedrale di Notre-Dame. EPA/CHRISTOPHE PETIT TESSON

PARIGI. – Il Canard Enchainé accusa: gli operai fumavano sull’impalcatura che ha preso fuoco, avvolgendo la guglia di Notre-Dame tra le fiamme fino a farla crollare. L’impresa, tramite il suo portavoce, si è rammaricata che “alcuni operai” abbiano infranto il divieto ma ha escluso che i mozziconi di sigarette – la polizia ne avrebbe trovati 7 sul posto – siano potuti essere all’origine del disastro.

L’inchiesta del settimanale, spesso all’origine di scoop e rivelazioni, mette in luce una serie impressionante di falle nella sicurezza, a cominciare dal tempo di attesa per la chiamata ai pompieri, che non sarebbe stata di 25 minuti – come recita fin qui la versione ufficiale dei fatti – ma di 35. Questo anche a causa del clamoroso errore dell’amministratore della cattedrale e di un addetto alla sicurezza che – alla prima allerta delle 18:16 – si sono recati sul tetto ma sbagliando ad individuare il punto indicato dal computer. Secondo l’inchiesta, non c’è stato alcun bug informatico, come affermato nei giorni scorsi.

Il pc aveva individuato il punto critico, ma le due persone incaricate di verificare hanno sbagliato. Sulla rivelazione degli operai che fumavano, anche il portavoce dell’impresa non ha potuto che ammettere, “con rammarico”, la violazione delle regole: “Effettivamente – ha dichiarato il portavoce Marc Eskenazi – qualche operaio, ogni tanto, ha violato il divieto e ce ne rammarichiamo. Ma in nessun caso un mozzicone non spento può essere all’origine dell’incendio. Chiunque abbia provato ad accendere un fuoco nel caminetto sa che non succede granché mettendo un mozzicone acceso su un ramo di quercia”.

Anche il Canard conferma che la pista privilegiata a tutt’oggi dagli inquirenti è quella del corto circuito. Ma nel mirino c’erano quelli del cantiere, soprattutto i fili della cabina dell’ascensore che permette di salire sull’impalcatura. E invece, a sorpresa, è stato scoperto che di fili a rischio ce n’erano un po’ ovunque. Addirittura alcuni – fuori da ogni regola – erano stati sistemati alla meno peggio lungo le travi (quasi millenarie) per alimentare di elettricità le campane.

Un’imprudenza clamorosa, secondo il settimanale compiuta in spregio di ogni controllo. Così come la presunta incredibile violazione delle regole imposte dal piano antincendio del 2013 e 2015, che prevedeva la presenza costante, 24 ore su 24, di due sorveglianti pagati dallo stato, una sorta di cellula di sicurezza a prova di sorprese. Secondo l’inchiesta del Canard, di questi due addetti ne esisteva uno solo, e il suo orario di lavoro era dalle 8 alle 23. Di notte, rimaneva soltanto il custode della cattedrale, che ha un alloggio con il letto.

Infine, ce n’è anche per l’organizzazione dei pompieri di Parigi. Che, stando alle rivelazioni, non erano in possesso di scale oltre i 30 metri di lunghezza, neppure la metà della sommità delle torri di Notre-Dame (69 metri). E’ stata necessaria un’altra mezz’ora ai colleghi che arrivavano da fuori Parigi, dal dipartimento delle Yvelines, per raggiungere il luogo con i loro congegni, meno inutili ma sempre insufficienti (45 metri).

(di Tullio Giannotti/ANSA)

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