Tensione politica, lo spread riparte. Debito Italia a 132,2%

La mano di un operatore con una matita indica l'andamento dello spred sullo schermo del computer indicando l'andamento dello spread
Lo spread riparte.

ROMA. – Quasi un quarto del debito pubblico dell’euro area è targato Italia. Su un totale di poco meno di 9.860 miliardi di euro, infatti, il debito italiano pesa per oltre 2.320 miliardi. A certificare i conti nostri e dei nostri partner è stata oggi Eurostat che complessivamente ci vede tra i paesi meno virtuosi non solo nella zona euro ma anche nell’Unione a 28. Il nostro debito rimane quindi un macigno. E in più bisogna considerare che la fibrillazione politica nella maggioranza produce effetti sui tassi di interesse e in particolare sullo spread. Il ‘termometro’ della stabilità del Paese ha infatti chiuso oggi oltre i 263 punti, salendo di ben 15 punti rispetto ai 248 dell’inizio della scorsa settimana.

Chiaramente il rialzo dello spread è un segnale preoccupante, anche perché in vista delle elezioni europee i contrasti tra i diversi schieramenti non andranno certamente a diminuire. Il peso si scarica così sui bilanci delle banche, che hanno molti bond in pancia, ma anche sull’economia italiana. Solo pochi giorni fa Bankitalia ha spiegato in Parlamento che un differenziale alto deprime la crescita: 100 punti in più tagliano il Pil di un decimale il primo anno e di 7 decimali il secondo.

Ma alla base di tutto c’è quello che viene considerato il dato più critico per l’Italia: il debito pubblico, salito nel 2018 al 132,2% del Pil dal 131,4% del 2017, piazzandosi così al secondo posto tra i maggiori fardelli di tutta l’Unione Europea, superato solo dal debito della Grecia, che si colloca al 181,1% del Pil. Guardando ai Paesi più grandi, il debito italiano, pari a 2.321,9 miliardi di euro, è il più alto di tutti anche in termini di stock. Supera infatti, anche se di poco, quello della Francia (2.315 miliardi) e quello della Germania (2.063,1 miliardi). Ed è inoltre quasi il doppio di quello spagnolo (1.173,1 miliardi di euro).

Duro il confronto coi ‘big’ anche in termini di percentuali: la posizione debitoria della Germania nel 2018 è scesa al 60,9% del Pil dal 64,5% del 2017, quella della Francia è rimasta stabile al 98,4%, quella della Spagna è calata dal 98,1% al 97,1% del Prodotto Interno Lordo, mentre il debito del Portogallo è sceso al 121,5% dal 124,8% dell’anno precedente. Nonostante la zavorra continui ad aumentare, una notizia positiva per l’Italia arriva tuttavia dal fronte del costo di tale fardello per le casse dello Stato.

Secondo quanto comunicato dall’Istat relativamente al 2018, infatti, la spesa per interessi passivi sul debito pubblico è stata pari al 3,7%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Un calo che si è tradotto in un risparmio di 619 milioni di euro. Per quanto riguarda invece l’andamento del deficit, quello italiano nel 2018 è sceso al 2,1%, dal 2,4% del 2017. E la nostra performance è comunque migliore di alcuni dei principali partner dell’Eurozona. Nella rosa dei big, peggio di noi ci sono la Spagna il cui disavanzo è sceso dal 2,8% dell’anno scorso al 2,5% e la Francia con deficit passato lo scorso anno dal 2,8% al 2,5% del Pil.

(di Angelica Folonari/ANSA)

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