Trump silura ministra degli Interni e capo del Secret Service

La ex-ministra degli Interni Kirstjen Nielsen con il presidente Donald J. Trump.
La ex-ministra degli Interni Kirstjen Nielsen con il presidente Donald J. Trump. EPA/MICHAEL REYNOLDS

WASHINGTON. – L’amministrazione Trump continua a perdere pezzi, aumentando il numero dei ministri provvisori. Dopo le dimissioni lo scorso dicembre del capo del Pentagono Jim Mattis e del chief of staff della Casa Bianca John Kelly, i cui successori sono ancora ad interim, se ne va ora la ministra dell’Interno, uno dei pochi volti femminili del governo. Trump ha liquidato anche lei con un tweet. “Il segretario della Homeland Security Kirstjen Nielsen lascerà la sua posizione e vorrei ringraziarla per il suo servizio”, ha twittato.

“Ho il piacere di annunciare che Kevin McAleenan, l’attuale commissario per la difesa delle dogane e del confine, diventerà segretario del dipartimento per la sicurezza nazionale. Ho fiducia che Kevin farà un grande lavoro”, ha aggiunto dopo un burrascoso incontro alla Casa Bianca con la Nielsen, costretta alle dimissioni come capro espiatorio di una politica che non riesce ad arginare le crescenti ondate di migranti al confine col Messico.

Poche ore dopo il presidente ha silurato a sorpresa anche l’ex generale dei Marines Randolph ‘Tex’ Alles, da due anni capo del Secret Service, l’agenzia federale che si occupa della protezione del presidente, della sua famiglia e delle alte cariche dello stato, e che dipende dal ministro degli interni. Dall’inizio di maggio al suo posto arriverà James M. Murray, un dirigente di carriera della stessa agenzia.

Quella di Alles, peraltro, forse non sarà neanche l’ultima testa a rotolare, in quella che la Cnn descrive come una “purga quasi sistematica” ai vertici del dipartimento della homeland security. “Spero che il prossimo segretario abbia il sostegno del Congresso e delle corti di giustizia nel migliorare le leggi che hanno impedito la nostra capacità di rendere pienamente sicuri i confini americani e che hanno contribuito alla discordia nel nostro dibattito nazionale”, ha scritto la ministra dopo essersi lamentata con il presidente dello scarso sostegno degli altri dipartimenti e delle interferenze di alcuni suoi consiglieri.

Nielsen, 46 anni, era stata nominata ministra dell’Interno nel dicembre del 2017, prendendo il posto del suo mentore Kelly, diventato nel frattempo capo di gabinetto alla Casa Bianca. In tutto questo tempo è stata il volto della controversa politica di Trump della tolleranza zero sull’immigrazione: dal muro al confine col Messico alla separazione dei figli dei migranti, dal taglio degli aiuti ai Paesi dell’America centrale alla dichiarazione dell’emergenza al confine sud, misure che ha sempre difeso pubblicamente, nonostante le sue remore iniziali.

I suoi rapporti col tycoon non sono mai stati però idilliaci e la lealtà nel suo caso non è bastata. Il presidente, e il falco Sthepen Miller, il suo principale consigliere sull’immigrazione, privatamente si lamentavano di lei, accusandola di non essere dura abbastanza per garantire la sicurezza della frontiera. “E’ allarmante che un dirigente dell’amministrazione Trump che ha messo in gabbia bambini si sia dimessa perché non è abbastanza estrema per i gusti della Casa Bianca”, ha commentato la speaker della Camera Nancy Pelosi, riferendosi alla separazione dei figli dei migranti.

Ultimamente Trump era rimasto infastidito dal suo rifiuto di prendere misure per fermare il flusso di immigrati, compresa la richiesta di asilo, invocando i limiti di legge e gli obblighi internazionali. Secondo alcune fonti, Nielsen non avrebbe mai imparato a gestire i suoi rapporti con Trump, che spesso la percepiva come una che gli dava lezioni. Già in passato il presidente aveva minacciato di silurarla, e anche lei aveva preparato una lettera di dimissioni.

Il suo sostituto provvisorio non è stato scelto casualmente. Kevin McAleenan, 47 anni, ha servito dal 2017 come commissario per la protezione delle dogane e del confine, la principale forza dell’ordine per la sicurezza delle frontiere: quella su cui Trump si gioca gran parte della prossima campagna presidenziale. Tra i candidati che potrebbero essere nominati a lungo termine l’ex attorney general della Virginia Ken Cuccinelli.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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