Risparmiatori, tante anime un obiettivo: fare presto

Manifestazione di protesta di risparmiatori truffati dalle banche.
Manifestazione di protesta di risparmiatori truffati dalle banche. (ANSA)

ROMA. – C’è chi vorrebbe le dimissioni immediate di Giovanni Tria, chi è pronto alle barricate per ottenere rimborsi automatici per tutti, chi chiede solo di fare il più presto possibile perché, tra un litigio e l’altro nei palazzi della politica romana, nell’attesa infinita di capire come e quando arriveranno i ristori, sul territorio “sta morendo tutto”. Tra i risparmiatori colpiti dai crac delle quattro banche e delle due venete (in tutto 250.000/300.000 di cui circa 200.000 in capo a Popolare di Vicenza e Veneto banca), convivono diverse anime, più o meno pasionarie, ma tutte in attesa di incontrare lunedì il presidente del Consiglio per cercare di sbloccare una vicenda che si trascina ormai da mesi senza soluzione.

La convocazione non è ancora arrivata, ma ognuno è pronto a far sentire la propria voce. Il bersaglio di molti più che il sistema di regole europee è proprio il ministro dell’Economia, finito non a caso in questi giorni sotto l’attacco dei 5S. “Abbiamo chiesto a Tria un incontro più e più volte ma si è sempre rifiutato di incontrarci. Si sta comportando come una star”, denuncia Luigi Ugone, presidente dell’associazione ‘Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza’. La norma così come scritta nelle legge di bilancio “non ha bisogno di altre aggiunte”.

Quindi rimborso per tutti, obbligazionisti e azionisti, senza arbitrato per nessuno e senza prova del misselling. Anche perché “dentro la Popolare di Vicenza ci sono imprenditori grossi che hanno lavorato con la banca e credevano nella banca con cui lavoravano”. “Non resto chiuso a nulla se è risolutivo – precisa – Solo non siamo disposti ad accettare una norma che ha scritto Tria senza mai incontrarci”.

Più che ai grandi imprenditori guarda invece al tessuto delle piccole imprese del Nord est Patrizio Miatello, presidente dell’associazione ‘Ezzelino da Onara’, che riunisce le 13 associazioni della cabina di regia istituita al Mef. L’imperativo per il governo è fare presto, perché nell’attesa i risparmiatori stanno soccombendo e le imprese – spesso costrette a fideiussioni e mutui ipotecari (solo in Veneto se ne contano 300.000) – stanno chiudendo, creando un effetto a catena sull’occupazione e sulla ricchezza, in via di estinzione, del territorio. Con l’istituzione del Fondo di indennizzo si voleva semplificare, ma la volontà di “dare i soldi a pioggia – denuncia – ha portato a questo”.

Miatello propone quindi di rispolverare la normativa precedente, che rispettosa delle regole, qualche risultato lo ha già dato, consentendo tramite l’arbitrato il rimborso del 30% del danno. “Quel 30% per una famiglia e per un’impresa fa la differenza tra la vita e la morte. – sottolinea – Che sia un arbitro o un controllo terzo, i veri risparmiatori non hanno problemi. Chi non vuole essere controllato evidentemente problemi invece ne ha”.

Posizione opposta quella delle ‘Vittime del Salvabanche’, nata dopo il crack di Etruria, Carife, Banca Marche e CariChieti e contraria alle “lungaggini” dell’arbitrato che sia affidato all’Anac o all’Arbitro per le controversie finanziarie. “La pazienza è finita. I soldi ci sono, c’è solo da firmare i decreti. – afferma Andrea Vivi, responsabile della comunicazione dell’associazione, fautore dei rimborsi automatici per tutti – Non possiamo essere ostaggio di Tria e di chi lui rappresenta. Spero che il M5S mantenga questo atteggiamento. La volontà della maggioranza degli italiani deve essere rispettata”.

(di Mila Onder/ANSA)

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