Riparte il lavoro in Usa. Trump: “Fed tagli i tassi”

Donald Trump con il nuovo direttore della Fed, Jerome Powell. Lavoro
Donald Trump con il nuovo direttore della Fed, Jerome Powell. (Photo by Drew Angerer/Getty Images)

NEW YORK. – L’Azienda America torna a macinare posti di lavoro. In marzo ne ha creati 196.000, decisamente molto più delle attese degli analisti e in netta accelerazione rispetto ai soli 33.000 di febbraio. Anche se il mercato è ormai in crescita da 102 mesi consecutivi Donald Trump non si accontenta: la Fed dovrebbe tagliare i tassi, accantonare il piano di riduzione del bilancio e valutare un nuovo round di quantitative easing. Se lo facesse – attacca il presidente – l’economia americana ”sarebbe un razzo”.

Le parole di Trump seguono le rassicurazioni della Casa Bianca, sul fatto che la Fed è indipendente e il presidente si limita a esprimere il suo punto di vista. Larry Kudlow, il consigliere economico di Trump, finisce appena di parlare che il presidente gli ruba la scena e attacca la Fed. Un attacco frontale che segue la scelta presidenziale di raccomandare il ‘re della pizza’, Herman Cain, per un posto proprio alla banca centrale. Cain, ex candidato repubblicano alla Casa Bianca nel 2012, è considerato da Trump una ”brava persona”, colui che può mettere un freno a Jerome Powell, il presidente della Fed.

Nonostante lo abbia scelto, il tycoon non è soddisfatto dell’operato di Powell e non perde occasione per ricordarlo. La scelta di Cain, così come quella dell’economista conservatore Stephen Moore sempre per la Fed, è una scelta di ‘rottura’ che segna – secondo i critici – la politicizzazione della Fed, indebolendola e minandone la credibilità.

Eppure le ultime mosse della Fed sono andate nella direzione sperata dal presidente: la Fed ha sospeso gli aumenti dei tassi e annunciato che a settembre metterà fine anche al processo di graduale riduzione del bilancio. A Trump però non basta: la Fed – è l’accusa del presidente – ha rallentato l’economia americana e alla luce della mancanza di inflazione dovrebbe procedere con un taglio dei tassi di interesse e abbracciare un nuovo round di quantitative easing, la misura straordinaria a cui sono ricorse le banche centrali mondiali nel mezzo della crisi.

Al momento però non c’è alcuna crisi, e anzi l’economia statunitense è l’unica che continua a crescere a tassi rapidi, soprattutto se confrontata con l’Europa. I dati sul lavoro di marzo allontanano la paura di un recessione, mostrando un mercato solido che continua a crescere anche se i salari non tengono il passo. In marzo sono saliti dello 0,1% su febbraio e del 3,2% rispetto a marzo 2017.

Si tratta di dati rassicuranti per Wall Street, che sale decisa, e per la Fed che può tirare un respiro di sollievo constatando come la brusca frenata del mercato del lavoro in febbraio è stata solo un episodio sporadico e non l’inizio di un significativo rallentamento economico.

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