Autonomia, il ministro convoca le Regioni: “Nodi nel Governo”

Il ministro per gli Affari Regionali, Erika Stefani (a destra), con il presidente della Regione Veneto Luca Zaia (a sinistra). Autonomia
Il ministro per gli Affari Regionali, Erika Stefani (D), con il presidente della Regione Veneto Luca Zaia (S) durante l'incontro per l'avvio del negoziato per l'autonomia della Regione Veneto presso il dipartimento Affari Regionali, Roma, 12 giugno 2018. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – Il ministro per gli Affari Regionali Erika Stefani (Lega) ha convocato per oggi tutte le Regioni al ministero per riprendere con loro, che sono le principali protagoniste, il discorso sull’autonomia differenziata: nove Regioni hanno infatti già chiesto di poter gestire una serie di materie, così come prevede l’articolo 116 terzo comma della Costituzione. Tre di queste – Veneto Emilia Romagna e Lombardia – sono praticamente pronte a partire, il Piemonte e la Liguria sono a buon punto, le altre (Toscana, Campania, Umbria e Marche) hanno fatto richiesta ma non declinato le competenze che chiedono.

E altre ancora si accingono a farlo, come il Lazio che chiede di poter gestire autonomamente 5 materie: dalla finanza pubblica in relazione agli enti locali, alla formazione, al cinema e l’audiovisivo. Niente a che vedere con il numero delle competenze che chiedono in via esclusiva Veneto e Lombardia, che ne vogliono ben 23, mentre 15 ne chiede l’Emilia Romagna. Ma a parte il numero delle materie da gestire, tutti o quasi, su questo tema, sembrano essere in ‘guerra’: i governatori e parte del governo da una parte, i governatori tra loro dall’altra, e persino il governo nel suo interno.

Poco chiaro sembra innanzitutto il percorso da portare avanti. Il ministro Stefani, al termine dell’incontro, ha chiarito di “attendere dal Parlamento, in particolare dai presidenti di Camera e Senato, di capire quale sia l’iter da affrontare per il dibattito parlamentare, al quale sono totalmente aperta. Il dibattito parlamentare per me è fondamentale sia prima della firma dell’intesa che nella fase successiva” e ha aggiunto che “ad oggi non sono stati sciolti i nodi politici su alcune richieste delle Regioni relativamente ad alcune materie. Sono nodi politici che devono essere analizzati e sviscerati, ad oggi non ho una rappresentazione univoca”.

Dal canto loro, mentre i presidenti di Veneto e Lombardia chiedono al Governo di incardinare il provvedimento in Parlamento perché “il treno dell’autonomia – ha detto il presidente del Veneto Zaia – è partito e non si fermerà”, il governatore della Puglia Michele Emiliano ha fatto notare che “su questa vicenda, su cui non sa che pesci prendere, il governo rischia di cadere” e si è augurato “uno stop a tutto questo processo. Spero che le Regioni possano presentare un progetto condiviso che consenta a questa vicenda di non paralizzare il paese: è importantissima per alcuni ma non mi sembra la priorità per l’Italia, è un tema di divisione più che di rilancio”.

Il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, ha chiesto un dibattito parlamentare “vero” prima del quale però bisogna “capire bene dove andiamo a ‘parare’: serve una valutazione prima e non dopo da parte degli uffici di bilancio dello Stato e di Camera e Senato. Poi dobbiamo definire il fabbisogno standard e i livelli essenziali delle prestazioni. Inoltre dobbiamo fare attenzione su alcuni temi come la scuola, che deve rimanere assolutamente pubblica. Infine dobbiamo capirci sui residui fiscali: il rischio è di destinare il sud al degrado”.

Osservazioni che la tirano troppo per le lunghe per il presidente della Lombardia Attilio Fontana: “Qualcuno sta facendo discorsi di aria fritta perché non vuole arrivare alla fine del processo”. Intanto oggi il titolare del Viminale e leader della Lega Matteo Salvini ha detto di augurarsi che “almeno un primo mattone” dell’autonomia differenziata arrivi prima delle europee, “perché fa bene a tutta Italia”.

(di Valentina Roncati/ANSA)

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