Inferno di cristallo a Dacca, fiamme e morte in diretta

Fuoco e fumo nel grattacelo di Dacca.
Fuoco e fumo nel grattacelo di Dacca.

ROMA. – Inferno di cristallo in diretta mondiale. Nel centro della capitale del Bangladesh, Dacca, le fiamme hanno divorato un grattacielo di uffici di una ventina di piani, intrappolando per ore moltissime persone nei dieci piani superiori. Diverse persone sono riuscite a mettersi in salvo nelle prime fasi calandosi sulle pareti esterne, ma molti fra questi non ce l’hanno fatta e sono precipitati sulla strada ripresi da decine di telefonini.

I pompieri, dopo ore di lavoro con l’utilizzo di scale, gru ed elicotteri, sono riusciti a mettere in salvo quasi tutti, ma il bilancio provvisorio di 19 morti, fornito dagli stessi pompieri, è probabilmente destinato a salire man mano che i soccorritori accederanno ai vari locali sottratti alla furia dell’incendio. Ripresa da ogni angolo dalla folla di familiari disperati e da curiosi sul marciapiede e nei palazzi vicini, la facciata moderna di vetri specchiati azzurri della FR Banani Tower, nell’omonimo quartiere, ha fatto il giro del mondo.

I video mostrano persone che si sbracciano disperate dalle vetrate rotte dei piani superiori chiedendo aiuto: immagini che hanno un vago richiamo con quelle dalle Twin Towers dell’11 settembre 2001. Le fiamme e soprattutto il fumo nero e denso escono da molte finestre rotte, fra l’ottavo e il dodicesimo piano. Si vedono alcune persone che escono da una finestra, percorrono un paio di metri di facciata verso sinistra e poi iniziano a scendere usando i condizionatori all’esterno.

Altri si aggrappano a dei cavi verticali. Presto diventano sette-otto, forse di più, incolonnati uno sull’altro. Ma si vede chiaramente uno di loro, vestito di bianco secondo la tradizione islamica, che perde la presa e dopo aver urtato l’uomo sotto di lui precipita nel vuoto. Da un’altra angolazione una persona precipita, urta con violenza un ostacolo e poi rimbalza sui cavi elettrici prima di schiantarsi a terra. Molti dei circa 140 dipendenti del Quasem Group, che ha diversi uffici nei piani alti del grattacielo, riescono a fuggire dal tetto verso gli edifici vicini, secondo quanto riporta lo Straight Times di Singapore citando un dirigente della società.

L’allarme è scattato alle 10.30 locali (le 5.30 ora italiana). Una ventina di unità di vigili del fuoco hanno lavorato per ore, usando gli idranti, prima dalla strada e poi dalle gru, mentre un folto gruppo di studenti dalla strada ha cercato di aiutare. Un elicottero antincendio ha riversato acqua sul tetto dell’edificio. Poi i pompieri hanno iniziato a salvare le persone a gruppetti e a portarle a terra con le gru e le scale. Altre sono portate in salvo dagli elicotteri. Diverse ore dopo, un alto dirigente del servizio protezione civile ha dichiarato finalmente che “la situazione è sotto controllo”. Il fumo, che usciva a profusione da quasi tutta la facciata, da nero è diventato bianco, segno che il vapore prevaleva ormai sulla combustione.

Messe in salvo oltre 100 persone, contati almeno 70 fra feriti, ustionati e intossicati, tutti ricoverati in ospedale, le squadre di pompieri sono entrate nell’edificio per esplorare i vari piani devastati dalle fiamme e dal fumo, cominciando, solo verso sera, a portare fuori i primi cadaveri carbonizzati.

In un Bangladesh povero e flagellato dagli elementi, il fuoco in particolare miete vittime con particolare intensità: solo poche settimane fa furono 78 le vittime di un incendio violentissimo in una palazzina dove appartamenti abitati convivevano con magazzini di stoccaggio di sostanze chimiche, nel centro storico di Dacca, Chawkbazar.

Ma il caso più clamoroso, anche perché emblematico delle diseguaglianze nell’economia globale, rimane quello dell’aprile 2013, quando si stima che siano morte ben oltre mille persone in un palazzo, sempre a Dacca, il Rana Palace, dove lavoravano gomito a gomito migliaia di lavoratori per produrre sottocosto capi d’abbigliamento commercializzate da marchi occidentali.

(di Fabio Govoni/ANSA)

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