La legittima difesa ora è legge. Salvini esulta ma restano i dubbi dell’Anm

Il tabellone elettronico del Senato con il risultato del voto finale sull'esame dell disposizioni in materia di legittima difesa
Il tabellone elettronico del Senato con il risultato del voto finale sull'esame dell disposizioni in materia di legittima difesa, Roma, 28 marzo 2019. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – “Il sacrosanto diritto alla legittima difesa è legge. E’ un giorno bellissimo per gli italiani”. E’ raggiante Matteo Salvini appena la Lega incassa l’ok definitivo al secondo provvedimento-manifesto per il suo partito e così parla ai cronisti. Prima, in Aula, l’entusiasmo è tutto per fotografi e cameramen: a fine voto, il ministro dell’Interno raggiunge i banchi dei senatori leghisti, e con loro si mette in posa verso la tribuna. Tutti col pollice in alto mentre scorrono i clic a raffica. “Ormai è lo stadio!”, urla la senatrice del Pd Monica Cirinnà. Come altri 33 Democratici, ha votato contro il disegno di legge che è stato approvato in terza lettura dal Senato con 201 sì, 38 no e 6 astensioni.

In base alla riforma, la difesa di chi respinge, armato, un’aggressione o una minaccia subita in casa o sul lavoro è sempre legittima, e la persona non è punibile se era in “grave turbamento”. Automatismi pericolosi secondo la magistratura: “Tutti saranno meno garantiti”, tuona il presidente dell’Anm Francesco Minisci, che rimarca di nuovo i “numerosi dubbi di incostituzionalità che la nuova legge comporta”. Salvini sminuisce le critiche: “Non c’è nessuna perplessità, per chi ha letto il testo”.

A stroncare la legge anche i penalisti: “E’ inutile e pericolosa e interviene su un’emergenza virtuale, inesistente, visto che i casi di legittima difesa in casa sono due all’anno e si tratta di assoluzioni”, ricorda il presidente dell’Unione delle Camere penali Giandomenico Caiazza. Intanto orgoglioso per aver vinto “una battaglia lunga 15 anni”, il vicepremier leghista ringrazia “gli amici dei 5 Stelle” ma anche quelli di Forza Italia e Fratelli d’Italia che hanno votato dalla stessa parte.

Ma stavolta il provvedimento sarebbe passato anche senza i voti dei forzisti e del partito di Giorgia Meloni, sebbene al pelo. Nella maggioranza sono stati 51 i sì della Lega e 91 dei 5 stelle. La somma fa 142, esattamente il quorum necessario per la votazione rispetto al numero legale. Insomma l’alleanza M5s-Lega ha retto ma nel Movimento non sono mancati i dissensi, come una settimana fa nel voto sul caso Diciotti. Allora, le dissidenti furono tre: Paola Nugnes, Elena Fattori e Virginia La Mura. A loro ora si sono aggiunti Barbara Floridia, Matteo Mantero e Michela Montevecchi. Non a caso a fine votazione, i leghisti si alzano e applaudono. Li imita una parte degli alleati.

Tra i ministri invece assenti quelli 5 Stelle: sui banchi del governo c’è il trio leghista Salvini, Giulia Bongiorno della Pubblica amministrazione e Gian Marco Centinaio responsabile delle Politiche agricole. Maggioranza quindi salva ma in continuo calo a Palazzo Madama, dove i numeri sono più stretti della Camera. Complessivamente i due gruppi toccano quota 165 senatori (107 M5s e 58 Lega) e 161 è la maggioranza “utile”. Sulla legittima difesa, quindi, sono mancati all’appello 19 senatori.

Nel frattempo Forza Italia non ci sta a lasciare tutta la scena al Carroccio e ‘rivendica’ la legge come una vittoria per il centrodestra. Lo fa Silvio Berlusconi, ricordando che la legittima difesa era nel programma elettorale di un anno fa. Ma con un ‘distinguo’: “Il testo approvato non è quello che avremmo voluto, ma è certamente migliorativo rispetto alla normativa attuale”. E promette: “Ci impegniamo a completare la riforma quando saremo maggioranza e governo”. E Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia si accoda, ricordando che la prima proposta di legge aveva la sua firma, e che comunque “è un passo avanti”. Poi dedica il voto alle “numerose vittime di questa legge ingiusta”.

(Di Michela Suglia/ANSA)

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