Migranti: dopo il blitz, cargo in porto. Cinque arresti, asse Italia-Malta

Migranti: il momento dell'arrivo del cargo in porto a Malta.
Il momento dell'arrivo del cargo El Hiblu 1 in porto a La Valletta, isola di Malta

LA VALLETTA. – Stavolta i 108 disperati africani ripescati nelle acque libiche non sono stati lasciati morire, non hanno passato giorni in balia delle onde e non sono stati riportati nell’inferno. Nel giorno in cui l’Operazione Sophia lascia la scena del Mediterraneo centrale, l’ennesimo capitolo della tragedia migratoria ha svolgimento ed epilogo inediti.

L’odissea della nave cisterna turca El Hiblu 1 è finita nella notte tra domenica e lunedì, con l’arrivo a bordo delle forze speciali maltesi che l’hanno portata nel porto della Valletta dove 100 persone, tra cui 12 bambini, 15 donne di cui una partoriente, 38 uomini e 47 che si sono autodefiniti ‘minori’ sono stati sbarcati.

Cinque sono stati caricati in manette su un cellulare della polizia e nel pomeriggio sono stati interrogati in questura. Nelle prossime ore la magistratura maltese deciderà la conferma o meno dell’arresto con l’accusa di dirottamento.

Ma intanto, dopo mesi di polemiche, il ministro dell’interno Matteo Salvini plaude all’intervento militare maltese (“l’immigrazione è gestita da criminali e va bloccata con ogni mezzo lecito necessario”), al Viminale viene ricevuta l’ambasciatrice di Malta per “contatti formali” e fonti del ministero parlano della nascita di “un asse anti-clandestini” tra Italia e Malta.

Quello che secondo il ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato un atto di “pirati”, è stato però criticato dal Vaticano e dalle Ong. Secondo Sea-Watch quella a bordo del mercantile è stata un’azione di “autodifesa contro le mortali conseguenze” che sarebbero state “imposte con la forza dall’inumana politica europea delle frontiere”. E su analoga linea si è schierato, dopo le parole di ieri di Papa Francesco, l’Osservatore Romano che in prima pagina ha definito gli arrestati come “dirottatori per necessità”.

La vicenda del mercantile turco, poco più di 50 metri di lunghezza, è cominciata quando ne è stato chiesto l’intervento per salvare 100 persone nelle acque libiche. Ricevuto l’ordine di riportare tutti in Libia, il comandante ha fatto rotta verso sud, ma a 6 miglia dalla costa un gruppo di persone ha “preso il controllo della nave” pur senza usare armi, come riferito da fonti delle forze armate maltesi. L’equipaggio si sarebbe sentito sopraffatto e minacciato ed il comandante ha quindi lasciato che la nave facesse dietrofront, in direzione di Lampedusa o Malta.

A 30 miglia dalla più piccola nazione europea, le autorità hanno perso contatto con la nave che è stata fermata poco prima dell’ingresso nelle acque territoriali con l’intervento di motovedette, un elicottero e l’entrata in azione delle forze speciali. Alle 8.25 la nave, scortata dall’intercettore veloce P51 della AFM maltese, è stata ormeggiata al molo Boilers Wharf del porto della Valletta. Lo stesso dell’arrivo della Aquarius.

Poco dopo sono saliti a bordo il capo della polizia, Lawrence Cutteja, ed il ministro dell’interno, Michael Farrugia. Rapida l’identificazione dei primi 5 uomini considerati responsabili del dirottamento. In un silenzio spettrale, con la nave presidiata da oltre una dozzina di incursori con armi automatiche spianate, i migranti sono stati fatti sbarcare. Il primo a scendere, un bimbo di pochi mesi.

Poi le donne, molte a piedi nudi, con i loro figli. Ed ancora, gli uomini. Alcuni hanno baciato terra, mentre gli veniva indicato il percorso verso i bus della polizia che avrebbero portato tutti all’ Initial Reception Center di Marsa, il giallo edificio a ridosso del cimitero delle navi a Marsa dove vengono chiusi i migranti in attesa che venga deciso il loro status.

Una donna prossima al parto è stata portata in ospedale. In un’ora e mezza lo sbarco è stato compiuto e sulla nave, restituita alla responsabilità del suo comandante, è stata issata la bandiera maltese, Ma tutti, nei prossimi giorni, dovranno essere ascoltati come testimoni. Ed i magistrati maltesi dovranno decidere se è stato atto di pirateria, autodifesa o gesto della disperazione dettato dalla necessità di sfuggire alle inumane violenze inflitte ogni giorno in Libia a chi cerca di fuggire dall’Africa.

(di Marco Galdi/ANSA)

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