Gli Usa rallentano. Trump preme sull’Opec: “Aumenti la produzione”

NEW YORK. – L’Azienda America rallenta. E il presidente Donald Trump incalza l’Opec affinché aumenti la produzione del petrolio: “i mercati sono fragili, i prezzi stanno salendo troppo”. Il tweet presidenziale affonda le quotazioni del greggio a New York, che arrivano a perdere il 2% per poi recuperare.

E’ la seconda volta dall’inizio del 2019 che Trump preme sull’Opec per chiedere un aumento della produzione, dopo che il cartello ha deciso in dicembre di ridurla per sostenere i prezzi. Il taglio produttivo, insieme alle sanzioni americane sul Venezuela, ha spinto di recente i prezzi del petrolio in alto, con ripercussioni sul costo dei carburanti negli Stati Uniti e quindi sui portafogli degli americani.

Il pressing di Trump sull’Opec arriva mentre l’economia americana frena, mostrando un raffreddamento più veloce delle attese. Il pil nel quarto trimestre è cresciuto del 2,2%, meno del 2,6% stimato in precedenza. Il 2018, in base ai dati del Dipartimento del Commercio, si chiude così con una crescita del 2,9%, sotto l’obiettivo del 3% di Trump.

Ma la Casa Bianca, così come gli economisti e la Fed, ha una modalità diversa di calcolare la crescita del pil: lo fa confrontando il quarto trimestre del 2017 con gli ultimi tre mesi del 2018. Usando questo metodo di calcolo l’economia è cresciuta lo scorso anno del 3%, in linea con le previsioni del presidente.

Ma non sono solo gli Stati Uniti a rallentare. “Dopo una formidabile corsa fatta di una crescita relativamente forte negli ultimi anni, l’attività economica nell’area euro sta ancora una volta rallentando e i rischi aumentando” avverte Christine Lagarde. Intervenendo alla Banca di Francia, Lagarde mette in evidenza come l’area euro “non è abbastanza resistente” per una nuova crisi: “è più resistente di dieci anni fa, ma non abbastanza resistente. Il sistema bancario è più sicuro, ma non abbastanza sicuro”. Da qui l’invito a rafforzare Eurolandia con un’unione finanziaria.

Con la frenata americana e il rallentamento europeo, aumentano i timori per i rischi che gravano sull’economia mondiale. Fra questi – ammette il vice presidente della Fed, Richard Clarida – ci sono la Brexit e le trattative commerciali fra Stati Uniti e Cina. Un nuovo round di colloqui è in corso a Pechino, dove Trump ha inviato il segretario al Tesoro Steven Mnuchin e il rappresentate usa al commercio Robert Lighthizer.

La settimana prossima l’appuntamento è invece a Washington, dove è atteso anche il vicepremier Liu He. Non è escluso che le trattative possano essere estese di “alcune settimane o mesi” dice Larry Kudlow, il consigliere economico della Casa Bianca. L’obiettivo, aggiunge, è quello di un accordo che sia nell’interesse degli Stati Uniti.

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