Arriva la manovra per la crescita. Dall’Ires a Imu imprese

Il presidente del consiglio Giuseppe Conte (S) e il ministro all'economia Giovanni Trias, durante la relazione, al Senato della Repubblica, sulla manovra finanziaria.
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte (S) e il ministro all'economia Giovanni Trias, durante la relazione, al Senato della Repubblica, sulla manovra finanziaria. Roma 19 dicembre 2018 ANSA/MASSIMO PERCOSSI

ROMA. – Una vera e propria manovra-bis, tutta per la crescita. Inizia a prendere forma il maxi-decreto per fare accelerare l’economia che il governo punta a varare entro questa settimana, in tempo per poterne indicare gli effetti positivi già nel Def di aprile. Nelle prime bozze c’è già una lista di 61 interventi che guardano in primo luogo alle imprese, comprese le micro e le start up, e che puntano su semplificazioni e incentivi per fare ripartire gli investimenti.

Al testo stanno lavorando da settimane sia il ministero dell’Economia sia quello dello Sviluppo economico e ancora una sintesi definitiva non c’è. Di sicuro, come sostengono sia la Lega sia il Movimento 5 Stelle, andrà rivista la mini-Ires, lo sconto di 9 punti per gli utili reinvestiti in azienda introdotto con la manovra che non sta dando, a detta di entrambi, il ‘tiraggio’ immaginato.

Se Luigi Di Maio punta però a utilizzare tutti i 2 miliardi già appostati per abbattere completamente l’Imu sui capannoni, il Mef, e l’alleato leghista, sono di diverso avviso. Secondo il viceministro all’Economia, Massimo Garavaglia, quelle risorse potranno essere invece utilizzate in parte per aumentare lo sconto sull’Imu degli immobili strumentali, portandolo magari al 50% (il costo si aggirerebbe sugli 800 milioni), mentre il resto potrebbe essere dirottato per sostenere da un lato un abbattimento generale dell’Ires per chi investe in azienda, arrivando gradualmente a un’aliquota del 20% anziché del 24%, e dall’altro per ripristinare il superammortamento, uno degli strumenti cardine del programma Industria 4.0 che non era stato rifinanziato in autunno con la manovra.

C’è poi, nelle intenzioni dell’esecutivo, una lunga lista di incentivi, per l’aggregazione di imprese (con il riconoscimento della neutralità fiscale delle eventuali plusvalenze derivanti da operazioni di concertazione) o per la valorizzazione edilizia (per esempio per la demolizione e ricostruzione di fabbricati in degrado, compresa la possibilità di aumentarne la volumetria). Ci sono poi incentivi rafforzati per l’efficienza energetica e per lavori di messa in sicurezza antisismica, oltre alla proroga del credito d’imposta per ricerca e sviluppo e l’estensione dei benefici fiscali per il rientro dei cervelli.

Nutrito anche il pacchetto a difesa del made in Italy, che va dalla creazione di un registro ad hoc per i marchi storici (la cosiddetta ‘norma Pernigotti’), per scoraggiare gli acquisti mordi e fuggi dall’estero con obiettivo delocalizzazione, e l’istituzione di un marchio di Stato che tuteli le produzioni italiane. Arriveranno poi, se le bozze saranno confermate, fondi per rendere ancora più appetibili le zone economiche speciali (300 milioni in 2 anni) e altri 600 milioni a disposizione dei Comuni per l’adeguamento e messa in sicurezza di strade e scuole e per investire in illuminazione pubblica e risparmio energetico.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

Lascia un commento