Nike, stangata Ue da 12,5 milioni per le magliette del calcio

Ragazze passeggiando fuori un negozio di articoli sportivi della Nike.
Ragazze fuori un negozio di articoli sportivi della Nike. (ANSA)

BRUXELLES. – Grazie al mercato unico europeo i tifosi devono poter comprare le magliette della propria squadra di calcio, sia essa Juventus, Roma o Inter, in ogni Stato Ue e non soltanto nel proprio. Ma per molti anni, dal 2004 al 2017, la Nike glielo impediva, obbligando i commercianti a vendere il merchandising del calcio soltanto in un Paese, con conseguenze negative per i prezzi della merce che fluttuavano da Paese a Paese.

Per questo la Ue ha inflitto all’azienda una maximulta da 12,5 milioni di euro, per un comportamento anticoncorrenziale che la Nike ha ammesso, collaborando con l’indagine e ottenendo uno ‘sconto’ sulla multa che è scesa del 40%. La merce che la società ‘limitava’ era quella di squadre di primo piano come Roma, Juventus, Barcellona, Inter, Manchester United e Barcellona.

“I prodotti ufficiali della squadra del cuore, come sciarpe o magliette, sono spesso oggetti di culto per i tifosi di calcio. Nike ha impedito a molti dei suoi licenziatari di vendere questi prodotti in altri Paesi, riducendo così la scelta offerta ai consumatori e facendo salire i prezzi. Questo viola le norme antitrust dell’Ue”, ha detto la commissaria alla concorrenza, Margrethe Vestager.

A giugno 2017 la Commissione ha aperto un’indagine antitrust su alcune pratiche di concessione delle licenze e distribuzione di Nike, per accertare se l’azienda stesse limitando illegalmente la vendita transfrontaliera e online, da parte dei commercianti, di prodotti sotto licenza all’interno del mercato unico dell’Ue. L’indagine ha provato i sospetti.

In particolare Nike ha imposto ai commercianti una serie di misure dirette e indirette per “limitare le vendite al di fuori del territorio loro assegnato, tra cui clausole che le vietavano esplicitamente, obblighi di reindirizzare gli ordini non provenienti dal territorio di competenza a Nike stessa e clausole che prevedevano il doppio versamento dei diritti di licenza per le vendite al di fuori del territorio”.

Tra le misure indirette, le minacce ai licenziatari “di revocare le loro licenze se avessero venduto al di fuori del territorio di competenza, rifiutandosi di fornire gli ologrammi che contraddistinguono i prodotti ufficiali se sospettava che questi ultimi potessero essere venduti in altri territori dello Spazio economico europeo e conducendo ispezioni per verificare il rispetto delle restrizioni”.

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