Trump alla prova del dossier Mueller, è showdown Russiagate

Un orologio con la faccia di Trump e la scritta "Impeachment clock"
Un orologio con la faccia di Trump e la scritta "Impeachment clock"

NEW YORK. – La consegna del rapporto sul Russiagate di Robert Mueller al ministro della Giustizia segna la fine di un’indagine durata 22 mesi. E apre una nuova fase forse ancora più caotica: quella di una battaglia destinata a ridisegnare la politica americana e, probabilmente, a decidere le elezioni del 2020. Una battaglia giocata nell’ombra delle inchieste ancora aperte sul presidente, da quelle della Camera e quelle delle autorità di New York.

I democratici sono già sul piede di guerra: chiedono che il rapporto sulle interferenze russe sia pubblicato nella sua interezza. Non farlo significherebbe tradire la fiducia degli americani, e aprire quello che potrebbe essere lo scontro finale con la Casa Bianca di Donald Trump.

Nessuno all’interno del partito si sbilancia al momento sull’ipotesi di un impeachment del presidente in attesa di conoscere i contenuti del dossier Mueller. Ma dietro le quinte la possibilità non viene scartata, almeno da una parte dei democratici convinti che le indagini di Mueller abbiano aperto un “vaso di Pandora” su Trump.

Attendono informazioni sul contenuto del rapporto anche i repubblicani: lo fanno silenziosamente, limitandosi a chiedere la maggiore trasparenza possibile. All’oscuro del rapporto lo stesso presidente. In pochi hanno visto il documento: il ministro della Giustizia William Barr lo sta esaminando e definendo, con l’aiuto dello stesso Mueller, quali parti condividere con il Congresso e con il pubblico.

Il tycoon è a Mar-a-Lago dove si è ‘distratto’ con una partita di golf: la notizia della fine delle indagini lo ha travolto mentre era al telefono con la cancelleria tedesca Angela Merkel. Da quel momento è sceso il silenzio presidenziale, anche quello via Twitter. Con i suoi legali Trump sta mettendo a punto le possibili strategie da seguire, fra le quali se e come usare il privilegio esecutivo affinchè alcune parti del rapporto non siano rese pubbliche.

Secondo indiscrezioni, il presidente e i suoi legali non sono riusciti finora a mettere le mani sul documento. Nonostante questo nell’entourage presidenziale aleggia un ”cauto ottimismo”, come riferisce Rudolph Giuliani, l’avvocato del presidente. Il fatto che Mueller non abbia raccomandato altre incriminazioni fa tirare infatti un sospiro di sollievo: significa infatti che, almeno su questo fronte, la famiglia Trump – da Jared Kushner a Donald Jr – è salva. Così come sono salvi i membri della campagna di Trump.

Lo stesso non vale per il tycoon: anche se la costituzione non lo esplicita, i precedenti di Richard Nixon e Bill Clinton stabiliscono che un presidente in carica non può essere incriminato. Per lui quindi la partita è più complessa, considerato che oltre alla collusione con la Russia hanno riguardato anche una possibile ostruzione di giustizia in seguito al licenziamento di James Comey dalla guida dell’Fbi. Anche se dovesse superare indenne la prova del dossier Mueller, per Trump le grane legali sono lungi dall’essere finite.

L’attenzione è tutta sulle indagini avviate dai democratici in Congresso, e soprattutto sulle inchieste della procura di New York che, a differenza di Mueller, non ha un mandato definito dalle ”interferenze russe sulle elezioni del 2016”. Per Trump insomma una partita ancora tutta da giocare.

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