Raddoppiano i contratti stabili, giù precari a gennaio

Operaio al lavoro in un'industria tessile.
Operaio al lavoro in un'industria tessile.

ROMA. – Diminuiscono i contratti a termine e crescono quelli a tempo indeterminato soprattutto grazie al boom delle trasformazioni di rapporti precari in stabili: a gennaio l’Inps nel suo Osservatorio sul precariato ha registrato una variazione netta dei rapporti a tempo indeterminato (assunzioni più trasformazioni meno le cessazioni da rapporto stabile) di 161.263 contratti con una crescita del 110% rispetto al dato registrato a gennaio 2018 (76.638). In particolare, per le assunzioni a gennaio (164.856) si registra il dato migliore dopo il 2015, anno nel quale si poteva assumere stabilmente con uno sgravio totale dei contributi previdenziali per tre anni.

Il dato, insieme al nuovo calo dei contratti a termine (a gennaio per la prima volta dal 2016 il saldo annualizzato è negativo), potrebbe far pensare a un effetto del decreto dignità con la stabilizzazione dei contratti a termine in scadenza. Il dato sulle trasformazioni infatti è particolarmente positivo con 114.924 passaggi a tempo indeterminato di contratti a termine e un raddoppio sostanziale rispetto ai 57.856 di gennaio 2018.

Sempre a gennaio sono state presentate all’Inps 201.000 richieste di disoccupazione con una crescita del 13,4% sullo stesso mese del 2018. I dati potrebbero non essere in contraddizione perché di fronte alla fine di un contratto a termine (per i quali ora il limite è a 24 mesi invece che a 36) la strada si divarica tra la stabilizzazione e l’uscita dall’azienda con la richiesta di un sussidio di disoccupazione (se sono stati versati almeno tre mesi di contributi negli ultimi quattro anni).

La crescita sostenuta delle stabilizzazioni potrebbe anche essere legata al forte aumento negli anni scorsi dei contratti a termine facendo sì che anche mantenendo lo stesso tasso di conversione dei contratti si determini un aumento delle trasformazioni a tempo indeterminato. E’ possibile anche che gli incentivi contributivi del 2015 e 2016 abbiano di fatto convinto molte imprese ad anticipare le assunzioni e le stabilizzazioni creando di fatto una diminuzione negli anni successivi che ora si sta esaurendo.

I sindacati esprimo preoccupazione per la crescita delle richieste di cassa integrazione e per quelle di sussidio di disoccupazione. “Servono quindi, come proposto unitariamente da Cgil, Cisl e Uil – dice la segretaria confederale della Cgil Tania Sacchetti – investimenti pubblici e privati e provvedimenti concreti che rendano le infrastrutture, materiali e immateriali, immediatamente cantierabili. Inoltre, serve attivare immediatamente un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione e rivedere l’infruttuosa pratica degli incentivi favorendo interventi urgenti che creino lavoro reale e stabile”.

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