Kim minaccia di fermare i colloqui con Usa e riprendere i test

Kim Jong-un durante una conferenza stampa. Alle sue spalle un video con un missile in volo.
Kim Jong-un durante una conferenza stampa. Alle sue spalle un video con un missile in volo. Archivio. FOTO EPA/KIM HEE-CHUL

PECHINO. – La Corea del Nord valuta di sospendere i colloqui sulla denuclearizzazione con gli Usa e la moratoria “volontaria” su test nucleari e di missili. Dopo il nulla di fatto del secondo summit con Donald Trump in Vietnam, Kim Jong-un prova a sparigliare le carte: la minaccia di nuovi scenari turbolenti è affidata alla viceministro degli Esteri, Choe Son-hui.

In un inconsueto meeting a Pyongyang con diplomatici e media stranieri, tra cui l’americana Associated Press, Choe ha assicurato che il Nord “non ha intenzione di fare compromessi o continuare i colloqui, a meno che gli Usa non prendano misure proporzionate” ai cambi di politica adottati dallo Stato eremita, tra cui lo stop “volontario” di 15 mesi su test nucleari e missilistici, cambiando i “calcoli politici”.

La diplomatica ha preannunciato la decisione a breve sul tema del “comandante supremo”, proprio quando a Pechino il premier cinese Li Keqiang, quasi in simultanea, diceva nella conferenza stampa a chiusura della sessione parlamentare che “le questioni legate alla penisola coreana sono complicate”, non risolvibili “nell’arco di una notte”, ma con “pazienti” negoziati.

E’ chiaro che qualsiasi atto di forza del Nord, coi sospetti alimentati dalle attività rilevate al sito dei lanci satellitari di Sohae, manderebbe in frantumi le ultime chance di dialogo. Choe, che era presente in Vietnam, ha addebitato l’insuccesso del vertice di Hanoi sia al segretario di Stato Mike Pompeo sia al consigliere della Casa Bianca per la Sicurezza nazionale John Bolton, rei di aver “creato un’atmosfera di ostilità e sfiducia” e “ostruito” gli “sforzi costruttivi” di Trump e Kim. Un sabotaggio, in altri termini, che ha impedito “al summit di finire con risultati significativi”.

Per tutta risposta, Bolton ha respinto le accuse definendole inaccurate, mentre Pompeo ha ribadito che gli Usa si aspettano che Kim mantenga la promessa fatta al tycoon di continuare la moratoria. “Ad Hanoi, in varie occasioni, egli ha parlato al presidente e si è impegnato a non riprendere i test nucleari e missilistici. Questa è la parola di Kim. Ci attendiamo che sia all’altezza delle aspettative di quell’impegno”.

L’ufficio presidenziale di Seul ha ridimensionato le parole di Choe, definendo prematura “una valutazione sull’attuale situazione solo in base ai suoi giudizi” e confermando l’impegno a favorire la ripresa diretta del dialogo. In Vietnam, Washington puntava al “grande accordo”: completa eliminazione delle armi di distruzione di massa per rimuovere le sanzioni che hanno isolato ancora di più l’economia del Nord.

E Pyongyang voleva la cancellazione delle sanzioni Onu 2016-17, le più dure, “a favore della popolazione”: l’offerta, rifiutata da Trump, era di smantellare l’impianto nucleare di Yongbyon. Kim, a inizio anno, ha ammonito che “sarebbe stato obbligato a trovare una nuova via per difendere la sovranità” del Nord se gli Usa avessero “insistito a imporre sanzioni e pressione”.

In uno schema diplomatico complesso, i dettagli assumono un peso oltre le aspettative. Suzanne DiMaggio, negoziatrice Usa con il Nord di lungo corso, ha rilevato su Twitter che Choe, pur incolpando dell’impasse Bolton e Pompeo, ha definito la chimica tra Kim e Trump come “miracolosamente splendida”. Un segnale per una soluzione capace di riannodare il dialogo.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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