‘Ndrangheta: blitz dei Ros tra Lombardia e Campania

Ammanettato e arrestato dai Carabinieri. 'Ndrangheta
Ammanettato e arrestato dai Carabinieri.

BRESCIA.- Sei dicembre 2015: da un incendio a Seriate nel Bergamasco emerge la presenza della ‘ndrangheta nel nord Italia. Dal rogo nei capannoni della PPB servizi e trasporti dell’imprenditore Antonio Settembrini dove prendono fuoco 14 camion, la Direzione distrettuale antimafia di Brescia certifica l’attività illecita di due gruppi distinti di ‘ndranghetisti che affiancano imprenditori locali e che tramite minacce ed estorsioni tentano di condizionare la concorrenza nel settore del trasporto ortofrutticolo.

Tre anni e mezzo dopo l’incendio che ha fatto nascere l’inchiesta sono scattati gli arresti tra Bergamo-Brescia e Reggio Calabria. In manette 19 persone, nove delle quali accusate di associazione mafiosa. In carcere finiscono, tra gli atri, Malara Paolo, Carmelo Caminiti, Demetrio Andrea Battaglia, Antonio Pizzi, Antonio Francesco Pizzimenti , Maurizio Scicchitani, Giuseppe Papaleo, Vincenzo Iaria , Domenico Lombardo, Alessandro e Carlo Santini .

“La notevolissima gravità dei fatti-reato associativi, nonché dei reati fine concernenti le estorsioni aggravate dal metodo mafioso costituisce indice di una rilevantissima pericolosità sociale dei prevenuti” scrive il gip nell’ordinanza di custodia cautelare. “Da questa inchiesta emerge la presenza di una cellula della ‘ndrangheta che operava stabilmente nelle province di Bergamo e Brescia”, ha detto il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho.

“Questa cellula offriva servizi alle aziende”, ha aggiunto il procuratore antimafia. Spiccano tra gli arrestati i nomi di Carmelo Caminiti, ritenuto legato alla cosca calabrese di Michele Franco e quello di Giuseppe Pino Papaleo, fratello di Francesco Antonio ucciso nel 1994 in un agguato mafioso.

Nel corso dell’inchiesta sono emersi numerosi episodi di estorsione a danni di imprenditori del Nord Italia, da Novara a Como, passando per Firenze, la Valle d’Aosta, Brescia, Bergamo e Milano. “Solo uno degli imprenditori estorti ha ammesso cosa succedeva davvero. Gli altri per paura hanno negato quando sono stati convocati dai carabinieri” ha spiegato il pm Claudia Moregola, titolare dell’inchiesta che ha acceso i riflettori sulla malavita calabrese.

“Questa inchiesta dimostra come una parte dell’imprenditoria accetta il metodo mafioso e fa suo il metodo mafioso” ha commentato il procuratore di Brescia, Carlo Nocerino.