Effetto dazi su export cinese, dimezzato surplus con Usa

Due militari cinesi osservano una nave container entrare in porto. Cina
Due militari cinesi osservano una nave container entrare in porto.

PECHINO. – L’export della Cina è crollato a febbraio del 20,7%, nel mezzo degli sforzi per stabilizzare la frenata dell’economia, mentre nel solo rapporto con gli Stati Uniti il surplus commerciale si è quasi dimezzato su base mensile lo scorso mese scendendo a 14,72 miliardi di dollari contro i 27,30 miliardi di gennaio.

L’inattesa caduta delle esportazioni è seguita al rialzo del 9,1% di gennaio, in base ai dati dell’Amministrazione delle Dogane, pagando l’indebolimento della domanda globale, l’effetto anomalo della lunga festività del Capodanno lunare e i dazi di Donald Trump sull’import del made in China, non portati al 25% su beni per 200 miliardi di dollari con la tregua di Buenos Aires siglata a dicembre dal tycoon e dal presidente Xi Jinping.

Il surplus commerciale complessivo di febbraio è crollato a 4,12 miliardi a fronte dei 39,16 miliardi di gennaio e dei 26,38 miliardi attesi dai mercati: il saldo, il più basso da marzo 2018, sconta oltre al tonfo dell’export (-20,7% a 135,24 miliardi) la frenata dell’import (-5,2% a 131,12 miliardi). Nel periodo gennaio-febbraio, il saldo resta sempre positivo, a 43,7 miliardi (-13,6% annuo), con export a -4,6% e import a 3,1%.

La brusca virata dell’interscambio ha affondato le Borse cinesi (Shanghai ha chiuso a -4,40%, Shenzhen a -3,79%), portando altra tensione sui mercati, già nervosi per l’accordo sul commercio tra Washington e Pechino non così vicino come era ipotizzabile, ad esempio, dall’ottimismo manifestato da Trump. Usa e Cina, infatti, devono ancora definire una data per il summit di pacificazione tra leader, ha spiegato l’ambasciatore americano a Pechino, Terry Branstad.

In un’intervista al Wall Street Journal, l’ex governatore dell’Iowa ha anche precisato che nessuna parte sente l’imminenza dell’accordo, dato che i preparativi per un meeting non sono stati avviati. Malgrado tutto, nei primi due mesi del 2019 il surplus della Cina verso gli Usa sia in rialzo del 3,9%, a 42,1 miliardi, il trend dei prossimi mesi dovrebbe diventare più difficile sia con Washington sia a livello globale. Il rallentamento dell’economia su scala mondiale, mentre la domanda interna stenta a decollare.

Anche la risoluzione del contenzioso con gli Usa potrebbe ridare una spinta all’export, ma non sufficiente a placare le turbolenze esterne. In aggiunta, le misure annunciate martedì da premier Li Keqiang a sostegno dell’economia comincerebbero a dispiegare gli effetti nella seconda metà del 2019. La leadership cinese è impegnata nei lavori delle “due sessioni”, la plenaria annuale del parlamento che si chiuderà il 15 marzo.

All’apertura del Congresso nazionale del popolo del 5 marzo, Li ha ammesso le difficoltà all’orizzonte annunciando misure straordinarie come un taglio delle tasse da quasi 300 miliardi. Il target, del resto, è stato presentato per la prima volta in una forchetta ampia (6-6,5%), in calo rispetto al 6,6% del 2018, che è stato il passo più lento della crescita dal 1990.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)

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