Trump apre nuovo fronte dazi con India e Turchia

Un fruttivendolo con una cestra di prodotti al mercato ortofrutticolo di prodotti della Turchia a Mosca.. Dazi
Mercato ortofrutticolo di prodotti della Turchia a Mosca.. EPA/MAXIM SHIPENKOV

WASHINGTON. – Donald Trump apre un nuovo fronte nella sua guerra dei dazi e, mentre sta concludendo i negoziati con la Cina, colpisce India e Turchia e aggiunge il capitolo agricoltura nei colloqui con Bruxelles, che proseguiranno domani a Washington in un incontro fra la commissaria Ue al commercio Cecilia Malmstrom e il rappresentante per il commercio Usa Robert Lighthizer.

Il presidente americano ha notificato al Congresso che intende revocare a India e Turchia i benefici di un provvedimento chiamato Generalised System of Preferences (Gsp), che garantisce a vari prodotti in arrivo dalle economie emergenti e a basso reddito un accesso senza dazi al mercato americano. La svolta, che richiederà almeno 60 giorni per entrare in vigore, è stata motivata con il fatto che i due Paesi non si qualificano più come “Paesi emergenti”.

E, nel caso dell’India, anche col fallimento dei negoziati per garantire agli Usa un mercato “ragionevole ed equo” e riequilibrare un deficit commerciale di 27,3 miliardi di dollari. New Delhi era la più grande beneficiaria del Gsp e la fine del programma Usa è l’azione punitiva più dura di Trump contro una nazione asiatica, dopo la raffica di dazi alla Cina: nel 2017 le esportazioni duty-free in Usa sono state pari a 5,6 miliardi di dollari, poco più dell’11% circa dei 48 miliardi di dollari di beni esportati negli Stati Uniti in quell’anno.

Ma l’India ha accettato la decisione con calma buddista. Un portavoce del ministro del commercio ha assicurato che non ci saranno rappresaglie commerciali, ridimensionando a soli 250 milioni di dollari l’anno i vantaggi del Gsp, e ha riconosciuto che l’India non è più un Paese in via di sviluppo.

Le tensioni con New Delhi erano salite dopo l’introduzione di nuove regole sull’e-commerce che limitano il business di giganti americani come Amazon e Walmart (che ha acquistato l’indiana Flipkart). Un giro di vite seguito all’aumento dei dazi su prodotti elettronici e smartphone, nonché all’obbligo per Mastercard e Visa di conservare i loro dati in India.

Più stizzita la reazione di Ankara: “una decisione paradossale rispetto all’obiettivo di un volume di scambi di 75 miliardi di dollari concordato dai due Paesi. Questa decisione danneggerà solo le piccole e medie imprese e i produttori americani” aumentando i costi, ha twittato la ministra turca del commercio, Ruhsar Pekcan, ricordando che nel quadro del Gsp durante i primi 11 mesi dello scorso anno la Turchia ha esportato in Usa 1,74 miliardi di dollari, facendo di Ankara il quinto fornitore più grande degli Stati Uniti tra i Paesi emergenti.

La mossa Usa potrebbe acuire le tensioni con l’alleato Nato, che flirta con la Russia e con cui sono in corso trattative per creare una zona di sicurezza in Siria per i curdi, alleati di Washington.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)

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