Gattuso vuole la Champions, per il Milan ora 14 finali

La rabbia di Gattuso durante una partita.
La grinta di Gattuso durante una partita. ANSA/ANGELO CARCONI

MILANO. – La posta in palio è troppo alta. Nella marcia verso la Champions League, il Milan non può lasciare punti per strada contro il Sassuolo, penultimo impegno prima dello scontro diretto con l’Inter, terza in classifica con due punti di vantaggio. “Non dobbiamo pensare al derby. Fisicamente stiamo bene. Ora la cosa più importante è non stare là a pensare cosa ci stiamo giocando. Dobbiamo ragionare come se ci attendessero 14 finali, settimana dopo settimana, poi vediamo dove arriveremo”, è la ricetta dell’allenatore rossonero, preoccupato a conservare il quarto posto (la Roma è a -1) e per nulla disturbato dai paragoni con Nereo Rocco, per la solidità della difesa.

“Sono orgoglioso, ha inventato il catenaccio, è stato il primo tecnico italiano a vincere la Coppa dei Campioni, ha scritto la storia”, puntualizza il calabrese, alla guida di un Milan che da dicembre ha subìto 5 gol in 12 partite di campionato, e zero in coppa Italia contro Sampdoria, Napoli e Lazio. L’obiettivo è proseguire a questi ritmi nel momento chiave della stagione.

“L’Atletico Madrid gioca da 5-6 anni in quel modo: ha fatto due finali di Champions e vinto un campionato con 260-270 partite a porta inviolata su 440, di cosa parliamo…” nota Gattuso, a cui “vien da ridere” di fronte alle accuse di aver preparato la sfida di martedì scorso con la Lazio per pareggiare. L’ex mediano non vuole “cavalcare l’onda di milioni di persone che smanettano sul web”, ma esorta il calcio italiano a “non accantonare quanto di buono la nostra scuola ha insegnato, aggiungendo qualcosa di nuovo visto negli ultimi 7-8 anni”.

Dal canto suo Gattuso rivendica di aver regolato le misure del suo Milan, una squadra corta che nella fase difensiva vede coinvolto anche l’estroso Lucas Paquetà. “Se ne preoccupa troppo, deve giocare con maggiore naturalezza”, è il cruccio dell’allenatore, distante dalle dinamiche dei social (“Quando mi vedo in tv cambio canale, mi dà fastidio vedere la mia faccia. La dice lunga…”) ma abile nelle relazioni con i calciatori, anche quando hanno il muso lungo come Patrick Cutrone, messo in ombra da Krzysztof Piatek.

“Deve pensare a lavorare, con entusiasmo – la sua raccomandazione -. L’importante è avere rispetto, e Patrick su questo aspetto non ha mai sbagliato”. Arrivano parole dolci anche per Suso (“Un momento di appannamento non è un problema, deve stare tranquillo”), e ragionamenti significativi sul futuro di Alessio Romagnoli: “Fa piacere quando le grandi squadre mettono gli occhi addosso ai nostri, ma sono sicuro che rimarrà”.

Anche sulla leadership e la costanza del capitano si fonda la solidità della difesa, che domani dovrà confermarsi contro il Sassuolo di De Zerbi. “Conosco molto bene Roberto, da un po’ di anni battagliamo. L’anno scorso mi ha fatto la riga in mezzo, ho preso solo un punto contro di lui – dice Gattuso ricordando gli scivoloni contro il Benevento -. Sassuolo squadra piccola? Ha giocatori importanti, se non la rispetti puoi farti male. Va preparata come se affrontassimo una grande”.

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