Cuba vota per la riforma della Costituzione che apre alla proprietà privata

Cuba: un uomo passa davanti ad ad un tabellone con l'invito a votare SI alla riforma costituzionale.
Cuba: un uomo passa davanti ad ad un tabellone con l'invito a votare SI alla riforma costituzionale. EPA/Yander Zamora

L’AVANA. – Milioni di persone si sono recate alle urne a Cuba per esprimersi sul testo di una nuova Costituzione, destinata a sostituire quella del 1976 voluta da Fidel Castro, in cui si parla ufficialmente dell’introduzione della proprietà privata nelle attività economiche dell’isola. Frutto di una complessa elaborazione cominciata nel giugno 2018, il progetto è stato sostenuto dal governo e dal presidente Miguel Díaz-Canel.

All’uscita del seggio, dopo aver depositato il suo voto nell’urna, il capo dello Stato ha dichiarato di aver votato ‘sì’ alla Costituzione perché “garantisce i diritti di tutti i cittadini” e “riconferma la dignità del nostro popolo”. Nonostante l’importanza dell’appuntamento interno, Díaz-Canel non ha dimenticato però di ribadire il suo sostegno al presidente venezuelano Nicolás Maduro. Ed ha sottolineato che il voto del ‘sì’ nel referendum “è anche un atto di sostegno al Venezuela”.

Circa i contenuti del nuovo testo, si deve segnalare che in un primo momento dalla bozza di Costituzione era stato escluso ogni riferimento al ‘comunismo’ optando per la parola ‘socialismo’. Durante l’esame nelle assemblee popolari è stato però reintrodotto, per ribadire che Cuba “avanza verso la società comunista”, mentre il Partito comunista è “la forza direttiva superiore della società e dello Stato”.

Ma senza dubbio, accanto alla creazione delle nuove figure di presidente della Repubblica e di premier, e di una prospettiva di riconoscimento delle coppie gay – nodo quest’ultimo che all’inizio era esplicitamente menzionato mentre nella bozza finale è scivolato tra i temi di cui dovrà occuparsi il futuro diritto di famiglia – la novità più importante è costituita dall’introduzione della proprietà privata accanto a quelle statale e cooperativa. Una proprietà privata comunque che in alcuni settori e categorie potrebbe essere ‘supervisionata’ dallo Stato.

E, ancora, nella nuova Carta sono previste misure di apertura e garanzia per gli investimenti stranieri. Il governo cubano non nasconde che l’economia attraversa una fase difficile e che le cose potrebbero peggiorare se la situazione in Venezuela dovesse prendere una piega avversa a Maduro. Il problema è soprattutto, ha ricordato il ministro del Commercio, Rodrigo Malmierca Díaz, che Cuba ha bisogno di 2.500 milioni di dollari di investimenti stranieri assolutamente necessari per far quadrare i conti economici nazionali.

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