Ex terroristi latitanti in Francia, incontro a Parigi

Il ministro degli INterni, Matteo Salvini, e il ministro di Giustizia, Alfonso Boinafede. Terroristi
Il ministro degli Interni, Matteo Salvini, e il ministro di Giustizia, Alfonso Boinafede.

ROMA. – Cade in un clima di tensione tra Italia e Francia la riunione a Parigi tra i tecnici del ministero della Giustizia francese e quelli di via Arenula per fare il punto sugli ex terroristi macchiatisi di gravi crimini negli anni di piombo e fuggiti Oltralpe, sotto l’ombrello della dottrina Mitterand. Una vicenda tornata di stretta attualità dopo la cattura e il rientro in Italia Cesare Battisti e l’impegno dichiarato dal governo di ottenere l’estradizione anche degli altri latitanti.

La delegazione inviata da Roma si tratterrà due giorni. Da Parigi hanno già fatto sapere che l’incontro “consisterà nell’analisi tecnica e giuridica delle situazioni” ma che “nessuna decisione nel merito dei vari casi verrà presa”. Parole che fanno intendere come la strada sia lunga. Anche perché le ambizioni del ministero, guidato da Alfonso Bonafede, sono alte e la lista dei terroristi sottosta alle autorità francesi lunga.

Una quindicina i nomi. Giovanni Alimonti, leader delle Br-Pcc, condannato a 22 anni al processo Moro ter. Ermenegildo Marinelli, che fece parte del Movimento comunista rivoluzionario e in Francia avrebbe aperto una società. Luigi Bergamin, tra gli ideologi dei Pac, il gruppo armato in cui militò Battisti, condannato per due omicidi tra cui quello del macellaio Lino Sabbadin, per cui è stato condannato anche Battisti. Paola Filippi, anche lei ex membro dei Pac, condannata a 23 anni di carcere per banda armata e per l’omicidio Sabbadin. Roberta Cappelli e l’ex marito Enrico Villimburgo, entrambi membri di spicco della colonna romana delle Br, condannati all’ergastolo per vari omicidi; lei è ritenuta responsabile tra gli altri dell’uccisione del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi; a lui viene attribuito il concorso morale in una decina di omicidi, tra cui quelli del vicepresidente del Csm Vittorio Bachelet e del giudice Girolamo Minervini.

E ancora: Raffaele Ventura; Enzo Calvitti, ex Br, condannato a 21 anni per tentato omicidio. Paolo Ceriani Sebregondi, estrazione nobile, entrato nelle Br, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Carmine De Rosa, responsabile del servizio di sorveglianza della Fiat di Cassino. Maurizio Di Marzio, ex Br, che partecipò al tentativo di sequestro del poliziotto Nicola Simone. Gino Giunti, che fece parte della struttura toscana delle Br. Giorgio Pietrostefani, dirigente di Lotta continua condannato a 22 anni di carcere per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Sergio Tornaghi, ex esponente della colonna Walter Alasia delle Br, condannato all’ergastolo per partecipazione a banda armata e concorso nell’uccisione del direttore del Policlinico di Milano Luigi Marangoni e del maresciallo Di Cataldo, agente di custodia a San Vittore. Tra gli ultimi entrati nella lista c’è Narciso Manenti, condannato per aver ucciso nel 1979 un carabiniere, Giuseppe Gurrieri, di fronte agli occhi del figlio adolescente.

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