In Africa 257 milioni soffrono la fame, una speranza dalle rimesse

Africa: donne in strada con bambini piccoli in braccio.
In Africa 257 milioni soffrono la fame.

ROMA. – La piaga della fame in Africa è in crescita, addirittura capovolgendo i passi avanti realizzati negli ultimi anni: sono 257 milioni – uno su cinque – le persone che ne soffrono, di cui 237 milioni in Africa sub-sahariana e 20 milioni in Africa del Nord. Rispetto al 2015, ci sono altri 34,5 milioni di persone denutrite, di cui 32,6 in Africa sub-sahariana.

E’ questa la denuncia che arriva dal nuovo Rapporto delle Nazioni Unite ‘Africa Regional Overview of Food Security and Nutrition’, che individua nelle rimesse dei migranti – pari al 3% del Pil africano – una chiave importante proprio per ridurre povertà e denutrizione.

Il Rapporto congiunto dell’Ufficio regionale per l’Africa della FAO e della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite (ECA) è stato presentato ad un evento in Addis Abeba e mostra che “sempre più persone continuano a soffrire di denutrizione in Africa rispetto a qualsiasi altra regione”, tanto che nel 2017 il 20% della popolazione era denutrita.

Ed ancora: i bambini sotto i 5 anni colpiti da arresto della crescita sono 59 milioni (30,3%), di contro i bimbi sotto i 5 anni in sovrappeso sono 9,7 milioni (5%).

Varie le cause alla base del trend in peggioramento della denutrizione: la difficile situazione economica globale, il deteriorarsi delle condizioni ambientali e, in molti paesi, i conflitti e la variabilità climatica e gli eventi estremi, a volte insieme.

A ciò si aggiunge il fatto, rileva il Rapporto, che la crescita economica “è rallentata nel 2016 a causa dei bassi prezzi delle materie prime alimentari e l’insicurezza alimentare è peggiorata nei paesi colpiti da conflitti, spesso esacerbati dalla siccità o dalle inondazioni”.

In molti paesi inoltre, in particolare nell’Africa orientale e meridionale, condizioni climatiche avverse dovute a El Niño hanno portato a un calo della produzione agricola e all’aumento vertiginoso dei prezzi alimentari. La situazione economica e climatica è migliorata nel 2017, ma alcuni paesi continuano a risentire della siccità e delle scarse precipitazioni.

Altro problema, oltre a quello del cambiamento climatico, è poi la disoccupazione giovanile: “L’agricoltura e il settore rurale – rileva il Rapporto – devono svolgere un ruolo chiave nella creazione di posti di lavoro dignitosi per i 10-12 milioni di giovani che ogni anno entrano sul mercato del lavoro”.

Allo stesso tempo, secondo gli esperti Onu esistono importanti opportunità per l’agricoltura sviluppando il commercio intra-africano e sfruttando le rimesse dall’estero. In particolare, proprio le rimesse dalla migrazione internazionale e interna, si avverte nel Rapporto, “svolgono un ruolo importante nel ridurre povertà e fame e nello stimolare investimenti produttivi: le rimesse internazionali ammontano a quasi 70 miliardi di dollari, circa il 3% del PIL africano e rappresentano un’opportunità di sviluppo nazionale su cui i governi dovrebbero lavorare”.

Ma a preoccupare sono innanzitutto gli eventi climatici più estremi e l’aumento della variabilità climatica, che “stanno minacciando di erodere i guadagni realizzati per porre fine alla fame e alla malnutrizione”: negli ultimi anni hanno colpito 16 milioni di persone e causato annualmente danni per 0,67 miliardi di dollari in tutto il continente.

Per questo, concludono Fao e Eca, “le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione del rischio di catastrofi devono essere allineate e coordinate con gli interventi nei settori dell’alimentazione e dei sistemi alimentari”.

(di Manuela Correra/ANSA)

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