Trump lancia l’appello all’unità, ma è sempre più solo

Il presidente Donald J. Trump si rivolge alla nazione dallo studio della Sala Ovale.
Il presidente Donald J. Trump si rivolge alla nazione dallo studio della Sala Ovale. EPA/CARLOS BARRIA / POOL

WASHINGTON. – Un po’ ‘Teleprompter Trump’, un po’ ‘Twitter Trump’. Da una parte l’appello in stile presidenziale all’unità del Paese e alla collaborazione bipartisan, fissando nel gobbo il testo scritto dai suoi più stretti collaboratori. Dall’altra la nuova minaccia neanche tanto velata di proclamare l’emergenza nazionale per realizzare, costi quel che costi, il muro col Messico.

Minaccia che, se non con la spavalderia delle sue sparate su Twitter, ripete con piglio determinato e carico di sfida, stavolta guardando dritto nell’obiettivo delle telecamere e negli occhi del suo elettorato a cui quel muro ha promesso.

Donald Trump interviene nella notte italiana per il terzo anno consecutivo davanti a Camera e Senato riuniti in seduta plenaria. Tecnicamente è il suo secondo discorso sullo Stato dell’Unione, il più difficile, per la prima volta davanti a un Congresso diviso come il Paese dopo l’esito delle elezioni di metà mandato dello scorso novembre.

E un Congresso in gran parte ostile, col presidente ‘anatra zoppa’ assediato dai democratici che gli hanno giurato una guerra spietata e che sperano nel Russiagate. Oppure nelle tante inchieste avviate sull’universo del tycoon: come quella di New York sulle donazioni sospette per il comitato inaugurale, con l’ipotesi di reati come false dichiarazioni, riciclaggio, frode elettorale e fondi illegali dall’estero.

Ma Trump è ormai assediato anche dalla base repubblicana, sempre più insofferente e pronta a boicottarlo se dovesse davvero proclamare l’emergenza nazionale per bypassare il Congresso sul muro. Non facile dunque per il presidente, nella serata di massima visibilità dell’anno, raggiungere l’obiettivo del rilancio di un’immagine seriamente appannata, come dimostrano gli ultimi sondaggi.

La sua leadership si è incrinata dopo la resurrezione dei democratici nelle urne e dopo lo scacco dello shutdown più lungo della storia, trasformatosi in un boomerang per il presidente Usa e in una vittoria schiacciante per la speaker della Camera Nancy Pelosi.

Più di un campanello d’allarme per le sue chance di rielezione. Trump sa che rischia di rimanere sempre più isolato e si sforza di consegnare alla nazione un messaggio di ottimismo, tracciando un bilancio positivo dei suoi due anni alla Casa Bianca a partire da una congiuntura economica da record. E rivendicando il successo della sua strategia per costringere a trattare la Cina sui dazi, e gli alleati sulle spese per la difesa e il dittatore nordcoreano Kim Jong sulla denuclearizzazione. E difende la scelta di porre fine il coinvolgimento militare Usa in Siria e Afghanistan.

Lancia quindi ai democratici un appello al rispetto reciproco, auspicando un terreno comune di confronto su questioni come la sanità o il rilancio delle infrastrutture. Ma il clima sugli scranni dell’aula della Camera dei rappresentanti è in gran parte gelido, con la truppa dei neoeletti, soprattutto la pattuglia dei dem più progressisti, più che mai agguerrita, che porta come ospiti anche alcuni degli immigrati irregolari che hanno lavorato sfruttati per le società del tycoon. Mentre Trump e la first lady Melania rispondono invitando alcune vittime di crimini commessi da clandestini.

E se dietro le sue spalle, mentre parla, Trump sente il fiato sul collo della padrona di casa, la speaker della Camera Pelosi, di fronte il presidente incrocia anche gli sguardi di molti degli sfidanti del 2020, a partire dai senatori Kamala Harris e Cory Booker, pronti a lanciare la riscossa dem.

(di Ugo Caltagirone/ANSA)

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