L’ex Br Alvaro Lojacono: “Accetterei l’ergastolo in Svizzera”

La macchina con il cadavere di Aldo Moro a via Caetani. Ergastolo
La macchina con il cadavere di Aldo Moro a via Caetani, Roma.

ROMA, 18 GEN – L’ex Br Alvaro Lojacono, condannato all’ergastolo per il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro, accetterebbe di scontare la pena in Svizzera, mentre è contrario alla sua estradizione – che sarebbe una “deportazione” – che l’Italia comunque non ha mai chiesto. Rompendo un silenzio durato quasi 20 anni, Lojacono – 63 anni, da tempo cittadino elvetico, con il nome di Alvaro Baragiola, il cognome della madre – parla degli sviluppi del caso Battisti in un’intervista esclusiva a Ticinonline/20 minuti.

“Per cominciare – afferma – tengo a precisare che l’Italia non ha mai chiesto la mia estradizione alla Svizzera ed una ‘consegna’ come la richiede la Lega equivarrebbe a una deportazione alla boliviana, che la Confederazione non prevede”.

Ma per quale motivo le autorità italiane hanno scelto di non chiedere l’estradizione? “Io non lo so – risponde Lojacono – e posso solo fare delle ipotesi, forse l’Italia non ha voluto che uno stato straniero mettesse il naso nel processo Moro. Sarebbe comprensibile. Qualunque sia la ragione non sono le autorità svizzere, né una mia presunta opposizione, ad aver creato l’impasse attuale”.

“Sono passati 40 anni – continua – e l’Italia si è sempre mossa in una logica di vendetta, come si è ben visto anche nel caso Battisti, e non ha mai rinunciato a un quadro giuridico d’eccezione. In una giustizia normale la ‘certezza della pena’ vale anche per il detenuto: io sono stato scarcerato quasi venti anni fa, e sto ancora come prima dell’arresto, senza sapere se un giorno o l’altro mi riarrestano o mi riprocessano per qualcosa”, continua Lojacono.

L’ex brigatista ha già scontato in Svizzera una pena di 17 anni per fatti analoghi a quelli per cui è stato condannato in Italia e già inclusi nella sentenza Moro1-bis. Nel 2006 l’Italia presentò alla Confederazione elvetica una richiesta di exequatur, cioè di esecuzione in Svizzera delle condanne italiane, respinta dai giudici del Canton Berna presumibilmente perché riguardava una sola sentenza e non il cumulo delle pene. Insomma, “il rischio era che – sottolinea Lojacono – una volta eseguita la condanna in Svizzera , l’Italia avrebbe poi proceduto per farla valere o eseguirla di nuovo, cosa illegale ma non sorprendente”.

Ma se l’Italia dovesse presentare una richiesta di exequatur corretta e completa (cioè per tutte le condanne italiane cumulate), con la garanzia di non procedere più per gli stessi fatti, Lojacono cosa farebbe? “L’accetterei senza obiezioni – risponde – almeno metteremmo la parola fine a questa vicenda”.

Dunque accetterebbe l’ergastolo che un giudice svizzero, secondo le sentenze italiane, gli infliggerebbe” “Sì”, dice secco l’ex brigatista.

Lojacono nell’intervista parla anche di una “politica della vendetta, che in questi giorni ha raggiunto livelli impensabili con l’esibizione del detenuto-trofeo”. Accuse alle quali risponde indirettamente il Guardasigilli, Alfonso Bonafede che, criticato da più parti per la presunta spettacolarizzazione della vicenda Battisti, ha tenuto a precisare: “lavoro ogni giorno perché la dignità dei detenuti sia garantita e tutelata”. Anche di Battisti? “Ci mancherebbe, di tutti i detenuti”.

E riguardo agli ex terroristi ancora latitanti, Bonafede ha indicato il caso dell’ex Br Alessio Casimirri, che si trova in Nicaragua, come “uno dei più odiosi: non ha fatto un giorno di galera, ha un comportamento che è offensivo verso la giustizia italiana e verso il dolore delle vittime”.

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