Osservatore Romano: “Sturzo? Popolarismo antidoto a populismo”

Foro archivio: Don Luigi Sturzo.
Foro archivio: Don Luigi Sturzo. (foto Famiglia Cristiana)

CITTA’ DEL VATICANO. – Il Vaticano ricorda i 100 anni della fondazione del Partito Popolare da parte di don Luigi Sturzo, col celebre “Appello ai liberi e forti” del 18 gennaio 1919, ma con chiari riferimenti alla situazione italiana di oggi e alla presenza dei cattolici sullo scenario politico.

“Un evento di un secolo fa, che parla di oggi e spinge a guardare con timore, ma senza paura, al domani”, sottolinea sull’Osservatore Romano il direttore Andrea Monda, che nel suo editoriale richiama l'”ambizioso programma di rinnovamento” del Partito Popolare, “frutto non di un’ideologia ma di una precisa analisi storica e fattuale, contenente alcune riforme che poi germoglieranno dopo l’inverno del ventennio fascista: il suffragio universale esteso alle donne – elenca -, il proporzionalismo, le autonomie locali, l’importanza dei corpi intermedi, la riforma del sistema fiscale in senso progressivo, l’importanza centrale della dimensione internazionale per cui di fatto coincidono politica estera e interna perché è l’internazionalismo l’antidoto al nazionalismo, così come, possiamo dire oggi, il popolarismo è l’antidoto al populismo”.

Sempre sull’Osservatore Romano, nell’inserto settimanale, il cardinale presidente della Cei Gualtiero Bassetti – che già si è rivolto ai “liberi e forti” di oggi nella sua Introduzione al Consiglio episcopale – spiega invece che “oggi essere ‘liberi e forti’ significa, prima di tutto, essere fedeli al Vangelo in ogni campo dell’agire umano, anche in quello politico, e farsi annunciatori gioiosi dell’amore di Cristo con mitezza, sobrietà e carità”.

In secondo luogo “significa resistere alla tentazione di seguire i falsi profeti che celebrano Dio soltanto con la bocca ma che invece celebrano se stessi e non sanno amare”. E infine “significa farsi difensori coraggiosi della persona umana in ogni momento dell’esistenza: perché la vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia”.

Per Bassetti, quell’appello di Sturzo, è il “prodotto di una stagione alta e nobile del cattolicesimo politico italiano” che “ha dato un contribuito fondamentale a costruire l’Italia contemporanea e a formare una civiltà basata sull’umanesimo cristiano”: “una civiltà – rileva significativamente – basata sulla dignità incalpestabile della persona umana che rinuncia, in nome del Vangelo, a ogni volontà di oppressione del povero e a ogni rigurgito xenofobo o razzista”.

Le eredità dell’appello sturziano, secondo Bassetti, tra cui “lo spirito di servizio all’umanità ferita” e “l’assoluta centralità della dottrina sociale della Chiesa cattolica” – “una dottrina sociale ricchissima e ancora in larga parte sconosciuta e mai attuata” -, “parlano all’uomo contemporaneo, interrogano profondamente la nostra società così marcatamente individualista e nichilista e soprattutto esortano a una riflessione profonda tutti i cattolici”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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