Sicurezza, nuove Regioni “contro”. Conte: “Temo ideologismi”

Manifestazione contro il decreto sicurezza in Toscana. Uno striscione con la scritta "No al decreto Salvini"
Manifestazione contro il decreto sicurezza in Toscana.

ROMA. – Aumentano le Regioni di centrosinistra decise a impugnare la legge sicurezza alla Corte Costituzionale. E sul tema prende la parola anche il premier Conte: “Il rischio – dice – è che sul decreto sicurezza, da poco in vigore, possa esserci qualche pregiudiziale ideologica, ma io arriverò al tavolo con l’Anci senza pregiudiziali. E con Salvini, che è persona ragionevole, ci confronteremo”.

Ma Salvini striglia i “governatori ribelli che hanno centinaia di migliaia di italiani poveri e si occupano dei diritti da estendere agli immigrati senza un documento di permanenza in questo paese: basta”. Adesso alla lista delle Regioni si è aggiunta la Basilicata, mentre la Sardegna ha ufficializzato la decisione annunciata ieri e nelle Marche il presidente del Consiglio regionale e capigruppo di maggioranza hanno firmato una mozione per impegnare la giunta in tale senso.

Un’istanza che segue i ricorsi già deliberati da Umbria, Toscana ed Emilia Romagna e annunciati dalla Calabria e dal Piemonte. Qualcosa si muove anche in Campania, finora silente: un gruppo di consiglieri regionali ha inviato una lettera aperta al governatore De Luca sottolineando la necessità di tutelare accoglienza, integrazione e sicurezza ricorrendo alla Corte Costituzionale.

Alla decisione politica seguirà l’iter tecnico che porterà materialmente alla presentazione del ricorso. Le Regioni stanno studiando il dossier con l’ausilio delle avvocature regionali e una volta depositati i ricorsi la Consulta fisserà una data per la discussione. Le singole Regioni potrebbero far leva su aspetti diversi della legge, sebbene sia già partito un coordinamento. In ogni caso trattandosi della stessa materia, le cause saranno quasi certamente riunite e discusse lo stesso giorno. Dopo l’esame i giudici si esprimeranno sulla legittimità costituzionale delle norme impugnate.

Uno degli elementi di ricorso riguarderà il fatto che sebbene le politiche sui migranti siano competenza dello Stato, alcune misure del provvedimento come le limitazioni alla protezione umanitaria e l’eliminazione dell’obbligo di residenza, impattano su ambiti che sono invece prerogativa delle Regioni, quali la tutela della salute, il diritto allo studio, quello alla formazione professionale e l’assistenza sociale.

Sulla propria rivista, Questione Giustizia, Magistratura democratica sottolinea che i richiedenti asilo hanno diritto all’accesso a tutti i servizi erogati sul territorio: dalla scuola al welfare, all’apertura di conti correnti. Per la presidente dell’Umbria, Katiuscia Marini, il decreto è “propaganda”. Per Enrico Rossi, governatore toscano, “il ricorso è un dovere”. “L’assistenza sanitaria va garantita a tutti”, dice il presidente delle Marche Luca Ceriscioli.

Il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, avverte che il decreto “può provocare più insicurezza” e polemizza col sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone, che lo ha invitato a lasciare la carica di presidente della Conferenza delle Regioni: “Studi quale sono le loro competenze”.

(di Eva Bosco/ANSA)

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