Di Maio e Salvini blindano le misure simbolo per le europee

Rottura: I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini. M5s e Lega. Roma
I due vicepremier: Luigi Di Maio e Matteo Salvini

ROMA. – Blindare il reddito di cittadinanza, rilanciare temi securitari come la legittima difesa o cari all’elettorato al Nord come le Autonomie: ognuno sul proprio binario Luigi Di Maio e Matteo Salvini tentano di rilanciare già il post-manovra. Non è un compito facile perché le ore successive all’accordo tra Italia e Ue sono segnate dall’incertezza dei tempi e dei contenuti, con lo spettro dell’esercizio provvisorio ancora non ufficialmente debellato e la prospettiva, poco appetitosa, di lavorare tra Natale e Capodanno.

Sulla legge di bilancio i punti di accordo tra M5S e Lega non sono ancora tutti messi nero su bianco. Il lavoro sul maxiemendamento procede a singhiozzo e il ritardo, rispetto al calendario previsto sino a qualche giorno fa, è evidente, con i deputati che, nel pomeriggio, si affannano a trovare le combinazioni giuste di voli e treni per tornare a casa Natale ed eventualmente fare rientro subito dopo a Roma.

Su una cosa, tuttavia, i due vicepremier sembrano in sintonia: difendere la manovra e respingere al mittente qualsiasi accusa di essersi genuflessi a Bruxelles. Di Maio afferma con nettezza di non rinnegare la festa M5S sul balcone di Palazzo Chigi e, poco dopo, arriva ad elencare, con tanto di carta e penna, tutte le cose promesse e “fatte” in manovra: dal reddito di cittadinanza al taglio alle pensioni d’oro, dallo stop all’aumento dell’Iva all’ecobonus.

“E’ solo l’inizio, il 2019 sarà l’anno del cambiamento”, promette il leader M5S che, spiegano fonti di governo, punta a portare in Parlamento il decreto sul reddito di cittadinanza a inizio anno. Mentre sabato, all’indomani dell’ok del Senato alla manovra e in contemporanea con la conferenza di fine anno del premier Giuseppe Conte, il M5S porterà in piazza il ddl #spazzacorrotti, misura con cui il Movimento punta a riportare “a casa” una parte degli scontenti.

Ma Di Maio deve lavorare anche su un altro fronte, quello dei possibili transfughi. Il pericolo è reale e, al Senato, rischia di mandare all’aria la maggioranza. Né servono, a quanto sembra, le minacce di sanzioni dei probiviri. Anche per questo è Di Maio ad intervenire in prima persona con una contro-operazione che, da un lato, mira a respingere le sirene di Silvio Berlusconi e dall’altro a mettere sul chi va là chi ha intenzione di uscire.

“Ho detto ai miei di fingersi interessati a Berlusconi e di registrare, l’ho detto a tutti i nostri deputati e senatori, avrete qualche scoop”, spiega infatti il vicepremier. E, nella difesa della maggioranza al momento, Di Maio può contare proprio su Salvini. Il leader della Lega non sembra avere alcuna voglia di un ribaltone che riporti FI in maggioranza. Preferisce lo status quo, almeno fino alle prossime tornate elettorali.

Mentre, domani, il leader della Lega darà sfogo alle istanze di una buona parte dell’elettorato nel Nord portando il Cdm ad un’intesa sulle Autonomie di Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia. Ed è un tema su quale gli ultimi dubbi del M5S hanno ormai segnato il passo.

(di Michele Esposito/ANSA)

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