Italiani insoddisfatti e sempre più lontani da politica

Immagine in bianco e nero un uomo seduto preso di spalle. Insoddisfatti
Partecipazione politica solo sul web

ROMA. – Più benessere economico non basta a rendere gli italiani più soddisfatti nella propria vita. Pesano le relazioni sociali, che si impoveriscono, e la sfiducia nella politica e nei partiti, che vengono bocciati dai cittadini con un voto medio di 2,4 su dieci. Anche il parlamento prende un’insufficienza grave (3,4) e il sistema giudiziario 4,2.

È il quadro che emerge dal sesto rapporto Istat Bes-Il benessere equo e sostenibile in Italia 2018, che va oltre il prodotto interno lordo con 130 indicatori sullo stato del Paese. Di questi, dodici vengono inseriti, a partire da quest’anno, nel Def, il Documento di economia e finanza con cui il governo programma le proprie politiche.

Solo sul web la partecipazione politica resta stabile e oltre uno su dieci legge o posta le sue opinioni on-line, mentre in generale chi si informa e discute di temi politici cala dal 63,1% del 2016 al 59,4% del 2017, il valore più basso da sei anni.

“Nei rapporti con gli altri e nella soddisfazione per la vita in senso soggettivo manca qualcosa, nella modalità in cui le persone interagiscono, sui luoghi di lavoro, nelle relazioni personali, che provoca un peggioramento dello stato di benessere”, spiega il presidente pro tempore dell’Istat, Maurizio Franzini. Eppure l’Istat valuta il complesso delle misure del Bes “in miglioramento”.

Nel 2017 aumenta il reddito disponibile che torna, in media, ai livelli del 2010, e ci sono progressi sul lavoro, con un aumento dell’occupazione fino al 62,3% tra le persone di 20-64 anni. Passi avanti riguardano anche la sicurezza, quella percepita e quella reale, che vede un calo degli omicidi. Forse è questo uno dei motivi per i quali rimane alta la fiducia nelle forze dell’ordine e, ancora di più, nei vigili dei fuoco.

Dei tredici indici compositi del Bes, otto realizzano progressi: dalle condizioni minime di benessere economico al lavoro e la conciliazione dei tempi di vita, dal paesaggio al patrimonio culturale, all’innovazione, alla ricerca e alla creatività. Emerge però un aumento della povertà assoluta e un peggioramento per il settore chiave di salute e istruzione. Si tratta proprio, secondo un sondaggio dell’Istat, dei due campi del benessere ai quali gli italiani danno la massima importanza, con la salute al primo posto.

L’arretramento in questi campi ha quindi un peso notevole. Il rapporto mostra che si è interrotta la crescita della speranza di vita, sono peggiorate le condizioni delle donne ed è aumentata la mortalità infantile. Sul fronte dell’istruzione poi, per la prima volta in dieci anni è aumentato l’abbandono scolastico con il 14% dei giovani di 18-24 anni con la licenza media che non sono inseriti in un percorso di formazione (erano il 13,8% nel 2016).

Questi ragazzi spesso finiscono ad ingrossare le fila dei neet, i giovani che non studiano e non lavorano e sono ancora quasi uno su quattro (il 24,1%), un dato rimasto sugli stessi elevati livelli dell’anno precedente, ai massimi in Europa. La situazione è particolarmente dura nel Sud Italia e in Sicilia la quota di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il 40,8%, un valore dieci volte maggiore rispetto a quello registrato nella provincia autonoma di Bolzano.

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