Tria: “Accordo fatto con l’Ue”. Ma Conte invoca prudenza

Stretta di mano tra il commissario Ue per gli affari economici Pierre Moscovici (S) e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sotto gli occhi del vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis (D). Tria
Stretta di mano tra il commissario Ue per gli affari economici Pierre Moscovici (S) e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sotto gli occhi del vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis (D), Bruxelles, 24 novembre 2018, ANSA/FILIPPO ATTILI UFFICIO STAMPA PALAZZO CHIGI

ROMA. – Festeggia l’accordo fatto con l’Ue, il ministero dell’Economia. Dopo due mesi di trattative, vertici e riscritture, sarebbe arrivato il via libera “tecnico” di Bruxelles e, in via informale, dei commissari Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis alla proposta messa a punto da Giuseppe Conte e Giovanni Tria, che eviterebbe la procedura d’infrazione.

Ma da Palazzo Chigi arginano via XX Settembre: fino all’ultimo serve “prudenza”, frenano. Solo domattina arriverà infatti la decisione ufficiale della Commissione. E una delle condizioni “essenziali” per un esito positivo era la “riservatezza” nella trattativa. Una trattativa che ha un passaggio fondamentale tutto interno alla Commissione Ue proprio tra colombe e falchi, i più morbidi, come Moscovici e Dombrovskis, e i duri e puri dei paesi del Nord.

Perciò il premier sarebbe molto irritato dall’uscita “assai maldestra” del ministro: il timore, spiegano dal governo, è che i falchi Ue blocchino Juncker e l’intesa informale salti. E’ all’ora di pranzo, dopo due colloqui telefonici di Conte con Moscovici e Dombrovskis, che gli umori del governo volgono all’ottimismo. Lunedì sera da Bruxelles era giunto un messaggio non incoraggiante, sui dettagli della proposta gialloverde per rientrare nei binari dei vincoli europei.

A Roma l’Ue avrebbe chiesto misure più “strutturali” e “realistiche” per ridurre il deficit strutturale e il debito. Ma ridimensionare ancora il reddito di cittadinanza e “quota 100” non è possibile, fa sapere Conte agli interlocutori. I tecnici del Mef avrebbero riproposto l’idea di farli slittare a giugno. Ma il “no” di Luigi Di Maio e Matteo Salvini è stato netto e il premier tiene il punto: si tagliano 4 miliardi dalle due misure, non di più. “Non tradiamo gli italiani”, dice il leader M5s.

“Noi siamo in buona fede, spero anche l’Ue”, afferma Salvini. E il premier tratta. Conte spiega a Jean Claude Juncker e ai due commissari che le risorse si sono trovate altrove, “nelle pieghe del bilancio”, e non si può fare altrimenti. Non è solo “maquillage”, assicura: il deficit 2019 sarà un 2,04% “reale” e per gli anni successivi si garantisce la discesa strutturale di deficit e debito.

Ma in cosa consista nel dettaglio la proposta, in serata non è ancora noto, nonostante Tria festeggi l’accordo. Tanto che nel governo c’è chi arriva a sospettare una “forzatura” di Tria, per mettere nero su bianco l’intesa, che conterrebbe novità sgradite a M5s e Lega come l’abbassamento della stima del Pil all’1% nel 2019 e l’aumento dell’Iva per il 2020-2021. I tre miliardi mancanti per portare il deficit al 2,04% verrebbero da risparmi di spesa, dismissioni e rinvii di agevolazioni alle grandi aziende.

Ad ogni modo, che sia possibile evitare da subito l’avvio della procedura d’infrazione (senza neanche un rinvio della scelta della commissione a gennaio) è una convinzione di diverse fonti italiane. L’accordo lo comunicherà al Senato, dove il Pd minaccia di occupare l’Aula per denunciare l’esautoramento del Parlamento, Conte alle 12 di mercoledì, dopo la riunione della Commissione a Bruxelles.

Nell’esecutivo si starebbe intanto già lavorando al maxiemendamento da presentare in commissione e poi in Aula, venerdì. Con l’obiettivo, in una corsa contro il tempo, di incassare il via libera definitivo della manovra alla Camera entro Natale, domenica o al massimo lunedì mattina. Ma – mentre il lavoro di cesello sul testo, nella negoziazione infinita tra M5s e Lega prosegue – sia i vicepremier che Conte mantengono prudenza e riserbo: basta poco a far saltare l’intesa di massima con l’Ue.

Perciò quando il ministero comunica l’accordo fatto, a Palazzo Chigi sono spiazzati. Dalla presidenza fanno capire che il Mef ha comunicato un’intesa di massima che doveva restare riservata: “Allo stato – affermano – vi è la ragionevole previsione che la proposta” di Moscovici e Dombrovskis alla Commissione “sarà positiva, utile a evitare l’infrazione. Ma occorre attendere che si completi la procedura per poter considerare definitivamente conclusa la negoziazione”.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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