Basta bamboccioni, i ragazzi italiani tra i più studiosi in Ue

Studenti seduti ai banchi d'esame e una prof controlla.
Indagine Eurostudent, giovani italiani ambiziosi e pronti al sacrificio. (ANSA)

ROMA.- I bamboccioni? Non esistono più. A quasi 10 anni dalla frase “Mandiamo i bamboccioni fuori di casa” pronunciata dall’allora ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa che coniò questo termine per indicare una generazione di giovani secondo lui troppo pigra e legata alle famiglie di origine, l’Ottava Indagine Eurostudent per il periodo 2016-2018 mostra come oggi i giovani universitari italiani siano ambiziosi, desiderosi di formarsi al meglio, pronti al sacrificio e con lo sguardo rivolto oltre i confini nazionali.

Gli studenti universitari italiani infatti impegnano nello studio quasi 44 ore settimanali, il 30% in più della media calcolata in Europa. In generale, gli studenti iscritti alla macro area tecnico-scientifica dedicano alle attività di studio un tempo superiore alla media generale. Un tempo inferiore è dedicato dagli studenti della macro area di scienze umane e sociali. Oltre la metà intende proseguire gli studi dopo la laurea e, non appena possibile, si dà da fare per contribuire a mantenersi con piccoli lavori part time, in modo da non pesare eccessivamente sulle famiglie.

Lo studio rivela che gli studenti che vivono fuori casa dichiarano una spesa pari circa a 9mila euro all’anno. Le voci di spesa più rilevanti sono le tasse, l’alloggio, il cibo, i trasporti, i libri e altri materiali didattici. Gli studenti che provengono da famiglie di condizioni socioeconomiche privilegiate spendono il 38% più (soprattutto per tasse e alloggio) degli studenti provenienti da famiglie in condizioni non privilegiate.

L’analisi dei dati evidenzia come i giovani che provengono dalle famiglie meno agiate, pur di raggiungere l’obiettivo del titolo di studio, facciano scelte compatibili con le proprie risorse, come ad esempio Atenei o corsi di studio disponibili nel proprio territorio di residenza, mantenendo così la percentuale del pendolarismo al 50%.

Dal punto di vista dell’insegnamento, se 8 studenti su 10 (il 79%) si dichiarano soddisfatti per la preparazione teorica data dall’università e per la sostenibilità del carico di lavoro (il 63%), quasi la metà (il 45%) chiede di poter avere una maggiore preparazione pratica, soprattutto nei corsi delle lauree giuridiche (il 27,6%). Mentre, all’opposto, la valutazione è decisamente positiva per i corsi che formano paramedici e insegnanti: risulta essere soddisfatto oltre il 70%.

Secondo i ricercatori dunque la crisi economica ha modificato significativamente le abitudini degli studenti universitari e le scelte delle loro famiglie. I risultati parlano chiaro e mostrano l’identikit di uno studente dinamico e in grado di competere, e in alcuni casi superare, la media degli studenti europei. “Guardando i risultati di questa ricerca sono molto orgoglioso dei nostri studenti: nonostante alcune difficoltà storiche del sistema universitario, i ragazzi italiani riescono a farsi valere nel confronto con i colleghi degli altri Paesi comunitari”, ha commentato il viceministro all’Istruzione Lorenzo Fioramonti.

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