BRUXELLES. – Tensione alle stelle fra Mosca e Washington, con il segretario di Stato Mike Pompeo che annuncia, dopo le “numerose violazioni” da parte della Russia, la decisione degli Usa di lasciare il Trattato sui missili nucleari a raggio intermedio (Inf), l’intesa firmata nel 1987 da Reagan e Gorbaciov che rappresentò una pietra miliare verso la fine della guerra fredda. Uno strappo che ora rischia di riaprire una nuova corsa agli armamenti, mentre dal Cremlino respingono subito al mittente le accuse degli Stati Uniti.
L’ultimatum a Mosca, già paventato nei mesi scorsi dal presidente Donald Trump, arriva a tarda serata alla ministeriale Nato a Bruxelles – dove sono riuniti i ministri degli Esteri dei Paesi dell’Alleanza – e a darlo è il responsabile della diplomazia americana in persona. L’aut-aut prevede un periodo di “60 giorni”, a partire dai quali inizierà il processo per “sospendere gli obblighi” di Washington, qualora Mosca non decidesse di “tornare a conformarsi” al trattato.
La questione sul tavolo è caldissima e riguarda le “numerose violazioni” da parte di Mosca negli ultimi anni denunciate a più riprese dalle varie amministrazioni a stelle e strisce. Tra le ultime quella che riguarda il sistema missilistico 9M729 che la Russia ha sviluppato e messo in funzione. Un sistema che per gli alleati Nato “viola il trattato e pone rischi significativi per la sicurezza euro-atlantica”.
A stretto giro Mosca ribatte con la portavoce del ministero degli esteri russo che nega le accuse sostenendo che il suo Paese “rispetta rigorosamente le disposizioni del trattato”, e che gli americani ne sono “consapevoli”. Forte del sostegno ricevuto a Bruxelles il capo della diplomazia americana va avanti e lancia la sua sfida a Mosca invitando gli alleati a “non nascondere la testa nella sabbia”, ma a “intraprendere un’azione di buonsenso”.
Adesso la palla passa a Mosca che entro due mesi dovrà decidere che fare, passati i quali si metterà in moto il processo dei “sei mesi” tempo necessario per la notifica del recesso dagli obblighi. Crisi dei missili a parte la Russia è stata al centro della ministeriale anche per la crisi in Ucraina, dopo il sequestro di tre navi di Kiev da parte dei russi a fine novembre. Gli alleati – ha precisato Jens Stoltenberg – hanno ribadito il loro sostegno all’Ucraina inviando un “forte messaggio” di sostegno e solidarietà. E come un ritornello il segretario generale ha ripetuto la richiesta a Mosca a liberare le navi ed i marinai ucraini arrestati, oltre a permettere a Kiev la libertà di navigazione.
La “Nato ha aumentato negli ultimi anni la presenza nella zona del Mar Nero”, ha annunciato, ripetendo che l’Alleanza Atlantica sostiene “l’integrità territoriale” dell’Ucraina e non accetta l’annessione “illegale” della Crimea. Intanto la Corte europea dei diritti umani ha deciso di accettare la richiesta di Kiev di imporre alla Russia misure urgenti nei riguardi dei marinai catturati il 25 novembre scorso. Strasburgo ha chiesto a Mosca di assicurare cure mediche appropriate a tutti i marinai, e in particolare a coloro che potrebbero essere stati feriti durante gli incidenti nello stretto di Kerch.
(di Giuseppe Maria Laudani/ANSA)