Governo tratta su taglio deficit: spread cala, borsa sale

Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio (s), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Interno Matteo Salvini e il ministro dell'Economia Giovanni Tria a Palazzo Chigi durante conferenza stampa al termine della riunione del Cdm sulla manovra fiscale.
Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio (s), il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il ministro dell'Interno Matteo Salvini e il ministro dell'Economia Giovanni Tria a Palazzo Chigi durante conferenza stampa al termine della riunione del Cdm sulla manovra fiscale. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Cresce la borsa, cala lo spread: l’apertura del governo a rompere il muro del 2,4% e ridurre il deficit piace ai mercati. Ma non allenta le tensioni nel governo. Perché dalle aperture, bisogna passare ai fatti. Perciò Giuseppe Conte e Giovanni Tria incontrano in serata Luigi Di Maio e Matteo Salvini a Palazzo Chigi: la Commissione europea chiede all’Italia di mettere nero su bianco il calo del deficit e il contenimento della spesa nella manovra. Ma per farlo bisogna “rimodulare” il reddito di cittadinanza e “quota 100”: rinviarli a maggio, ridurre la platea.

L’intesa ancora non c’è: la Lega propone di trasformare il reddito in taglio del cuneo fiscale per le imprese ma per il M5s l’ipotesi non esiste. E’ Mario Draghi a mettere il sigillo sul confronto che si è aperto tra Roma e Bruxelles per evitare – o ridimensionare – la procedura d’infrazione: “al momento un dialogo c’è”, osserva il presidente della Bce, “fiducioso” su un’intesa. Ridurre il debito abbassando il deficit serve ai Paesi per “rafforzarsi”, ricorda Draghi. E aggiunge, senza citare l’Italia, che misure “insostenibili” sono non solo un rischio per l’Eurozona ma anche il preludio a politiche di austerità, “socialmente dolorose”.

Dialogo, dunque. Contatti, fa sapere il portavoce di Jean Claude Juncker, sono in corso “a tutti i livelli”. Conte fa osservare i “segnali positivi dello spread”, che scende da 306 e 290 punti base, con un picco minimo di 279 punti, mentre la borsa di Milano chiude in rialzo del 2,77%. E, pur dicendo di non voler “parlare di decimali”, il premier rilancia l’ipotesi di abbassare il deficit dal 2,4% al 2,2%, con un taglio delle misure in manovra “da 3,6 miliardi”.

Che a Bruxelles basti, è da dimostrare: c’è chi ipotizza che, tra la richiesta di deficit sotto il 2% e la proposta italiana, si possa chiudere al 2,1%. Salvini conferma l’apertura e dice di non volersi “impiccare agli zero virgola”: tagliare il deficit può essere “un’avanzata, un’uscita dalla trincea” per togliere “alibi” all’Europa ed evitare un “no pregiudiziale” alla legge di bilancio italiana.

Ma le promesse, hanno spiegato Conte e Tria ai vicepremier, a Bruxelles non bastano più: una correzione del deficit potrebbe essere portata già mercoledì in Cdm. Ma sul “quanto e cosa” tagliare, il governo litiga, tanto che si potrebbe prendere tempo, sostenendo di dover aspettare i calcoli tecnici sull’impatto della riforma delle pensioni con “quota 100” e del reddito di cittadinanza.

Se le due misure partiranno a febbraio, sostiene il leghista Claudio Borghi, si risparmieranno 3 mld sui 16 previsti in manovra. In realtà, spiegano le fonti dialoganti, Mef e Palazzo Chigi starebbero lavorando per convincere Salvini e Di Maio a far partire le due misure più in là: ad aprile o, meglio, maggio (a ridosso delle europee).

Ma qui iniziano i problemi perché, sebbene il premier assicuri che il governo è “coeso” e che le risorse recuperate andranno a investimenti (15 mld in più nel triennio), “rimodulare” le misure è indigesto. Il reddito di cittadinanza “non cambia pelle”, assicura il leader M5s. Ma la Lega, che vuol spostare l’asse della manovra sugli investimenti, spinge perché cambi. La proposta più “estrema” sul tavolo del vertice di Palazzo Chigi prevede la trasformazione del reddito in un taglio del cuneo fiscale: non darlo, cioè, ai singoli ma direttamente alle aziende che li assumono. Non esiste, replicano dal M5s. E fanno sapere che stanno lavorando a una soluzione “bomba”.

In parallelo, Salvini assicura che “quota 100” arriverà a febbraio, ma “non tutti i 500mila che avrebbero facoltà” ne usufruiranno, riducendo i costi. Anche in questo caso, però, rischia di non bastare: la prima finestra, viene spiegato, va fissata non prima di maggio. Si riapre, insomma, il cantiere manovra. E alla vigilia dell’inizio dei voti in commissione rientra in discussione, nel vertice di Palazzo Chigi, l’intero pacchetto di emendamenti. Rischiano di restringersi i cordoni della borsa per le proposte parlamentari e di saltare, dicono dalla Lega, la “sugar tax” sulle bibite zuccherate. Anche su questo, si discute.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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