Vigilia di dialogo con Ue, ma scatta allarme Bankitalia

Da sinistra a destra: il Ministro del Lavoro, Luigi di Maio; il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Giovanni Tria, Ministro dell'Economia e delle Finanze. Bce
Da sinistra a destra: il Ministro del Lavoro, Luigi di Maio; il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e Giovanni Tria, Ministro dell'Economia e delle Finanze. FOTO ANSA

ROMA. – La vigilia è lastricata di buone intenzioni. A cena a Bruxelles, per aprire la via a un negoziato tutto politico, siederanno sabato Giuseppe Conte e Giovanni Tria con Jean Claude Juncker, Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis. Nessun tecnico al seguito. A preparare il terreno, c’è l’impegno del premier a “garantire stabilità finanziaria” e ci sono toni un po’ più concilianti dei due vicepremier italiani Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

E l’assicurazione di Moscovici che la porta della commissione Ue è “aperta” per provare a imboccare la via, “impegnativa”, che porti a evitare le “sanzioni” di una procedura d’infrazione. O almeno limitarne impatto e tempi. E alla vigilia anche al Quirinale incrociano le dita perché la cena di Bruxelles segni l’inizio di un dialogo vero.

Lo spread, in altalena per tutto il giorno sulla soglia psicologica, illude infatti il governo calando sotto i 300 punti base (“Chi legge la manovra si accorge che l’economia è sana”, esulta Salvini) ma poi chiude a 306 (due punti sotto i 308 di giovedì). Il differenziale resta “alto” per “le tensioni crescenti con l’Ue”: aumenteranno così i “rischi per l’economia”, avverte Moody’s.

I contraccolpi già si sentono, secondo il rapporto semestrale della Banca d’Italia. I capitali esteri in fuga dai Btp, la ricchezza delle famiglie già ridotta del 2%, i mutui in aumento e il maggior rischio di aumento del debito: il quadro è a tinte assai fosche. E lo spread “rischia di vanificare l’impulso espansivo” di una manovra per la quale il governo stima moltiplicatori della crescita “piuttosto elevati”. Non solo. Nelle riunioni tecniche di governo in vista della trattativa con Bruxelles, al termometro del differenziale si somma la preoccupazione per il rallentamento della locomotiva di Germania e Stati Uniti, che ha impatto sull’export.

E’ il quadro che porta Tria a paventare una “terza recessione devastante”. Un quadro cui per ora il governo risponde con due diverse ricette. Da un lato c’è chi, in testa Paolo Savona, spinge per correggere subito e portare il deficit più vicino al 2%: il governo, è il ragionamento del ministro all’Ue si è impegnato a verifiche trimestrali sui conti per garantirne la tenuta ma già ora, rispetto al varo della manovra il quadro è cambiato in peggio. L’unico modo di prenderne atto è abbassare le stime del Pil e ridimensionare l’impatto di reddito di cittadinanza e “quota 100”, facendole partire più tardi.

Sul punto però i leader di M5s e Lega non sono pronti a cedere. Non ancora. Perciò Conte porterà in dote a Bruxelles non una correzione dei saldi ma la rassicurazione che il deficit si fermerà sotto il 2,4%, per effetto di investimenti e contenimento della spesa. Per toccare le misure invece servirebbe un “disarmo bilaterale” tra Salvini e Di Maio, per condividere il peso di una marcia indietro dalle promesse elettorali.

Ma i leader non si muovono, almeno finché non si capirà cosa l’Ue chiede in concreto: un aggiustamento di più di 10 miliardi, osservano nel governo, si mangerebbe tutti i soldi per reddito e pensioni. Ecco perché Di Maio invoca “dialogo a oltranza”, ma aggiunge che “i punti cardinali della manovra non cambiano”. E Salvini chiede di “avere rispetto” per l’Italia e “non sanzionarci a priori”: “Siamo educati” ma “fermi”, dateci “dodici mesi di tempo per verificare gli effetti della manovra”.

All’Ue Conte e Tria portano perciò ad oggi una disponibilità di massima a rimodulare le misure e magari intervenire, “se servirà”, con una manovra correttiva nella seconda metà del 2019 (dopo le europee). Ma non prometteranno – assicurano dalla Lega – di ritoccare i saldi o la stima del Pil. “Non sono preoccupato ma vigile in difesa dei nostri interessi”, spiega Conte.

E da Palazzo Chigi ribadiscono che il governo è responsabile, attento allo spread ma “determinato a seguire la strada” di una manovra espansiva. Il premier si presenterà a Bruxelles con un faldone carico di riforme, investimenti, dismissioni. Ma non è più tempo di promesse per il futuro – fanno sapere fonti tecniche di Bruxelles – bisogna andare al concreto. E capire, da ambo le parti, se ci sono margini per un dialogo vero.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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