Cresce lavoro stabile ma anche domande disoccupazione

Operaio al lavoro in un'industria tessile.
Operaio al lavoro in un'industria tessile.

ROMA. – Mercato del lavoro in grande fermento nei primi nove mesi del 2018 con la crescita generale dei contratti e l’avanzamento di quelli a tempo indeterminato, ma anche con l’aumento delle domande di disoccupazione. Tra gennaio e settembre – secondo quanto emerge dagli Osservatori Inps – le assunzioni totali sono cresciute del 5,3% a oltre 5,6 milioni, a fronte di quasi 5 milioni di cessazioni di contratto (+7,4%) con un saldo positivo di 665.000 contratti.

Ma se si guarda solo ai nuovi rapporti a tempo indeterminato (assunzioni e trasformazioni meno le cessazioni da rapporto stabile) si assiste a un saldo positivo di quasi 170.000 contratti, un dato molto migliore di quello registrato nei primi 9 mesi del 2017 (-34.673). Il risultato comunque non si può legare alle norme introdotte con il Decreto dignità del Governo gialloverde, a partire dalla stretta sui contratti a termine, dato che la misura è diventata pienamente operativa solo dal primo novembre.

La crescita dei rapporti stabili, sempre nel lavoro privato escluse le colf, è dovuta prevalentemente al boom delle trasformazioni di contratto a termine o di apprendistato in uno a tempo indeterminato (+45,6% rispetto ai primi 9 mesi del 2017), mentre le assunzioni a tempo indeterminato sono aumentate del 3,4%. Le interruzioni di contratto a tempo indeterminato invece sono andate in controtendenza rispetto a quelle complessive arretrando del 4,4%.

Nei primi 9 mesi dell’anno le domande di disoccupazione sono state 1,38 milioni con un aumento del 5,8% sullo stesso periodo del 2017. In controtendenza appare la cassa integrazione con il calo nei primi 10 mesi delle ore autorizzate di quasi il 40% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Ma sulla cassa integrazione i dati non sono agevolmente confrontabili dato che sono cambiate le regole a partire dalla durata possibile di erogazione del sussidio (adesso al massimo 24 mesi in un biennio mobile, 36 se c’è anche la solidarietà).

E’ probabile quindi che parte della riduzione delle ore autorizzate sia dovuta non alla riduzione delle difficoltà per le aziende quanto all’esaurimento della possibilità di richiedere l’ammortizzatore sociale. L’esonero triennale dei contributi per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani con meno di 35 anni (50% dei contributi con un limite di 3.000 euro annui) ha riguardato meno di 90.000 persone, il 7,1% del totale delle assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato, un dato inferiore alle stime iniziali del precedente Governo.

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