Giorgetti sotto accusa su peculato. M5s lo scagiona

Primo piano di Giancarlo Giorgetti
Primo piano di Giancarlo Giorgetti al meeting di Rimini.

ROMA. – Sono passati due giorni dal capitombolo del governo in Aula sul ddl anticorruzione, ma la caccia al colpevole continua ad agitare la maggioranza. Nei retroscena dei giornali è emerso un nome, il sottosegretario plenipotenziario leghista Giancarlo Giorgetti, presunto regista dell’ammutinamento di un plotoncino di deputati ex-lumbard in grado di scuotere il governo su un tema tanto delicato come il peculato.

Tuttavia, anche alla luce dell’approvazione odierna del provvedimento e dell’accordo tra i leader, la parola d’ordine è gettare acqua sul fuoco, sedare ogni fronte polemico. In prima linea, negli sforzi di far tornare la calma, il capo politico dei Cinque stelle, Luigi Di Maio. Smaltita la rabbia delle prime ore, il ministro dello Sviluppo ha assicurato agli alleati che è tutto archiviato.

Anzi, la difesa a favore di Giorgetti, arriva a tal punto da portare Di Maio a fare nuove illazioni sulle origini delle critiche: “Leggo da qualche parte che ci sono accuse M5S a Giorgetti. Non è così, smentisco. Lui è in mezzo a tensioni per le quali c’è la solidarietà di M5S perchè forse dà fastidio al Coni e a Malagò”. Insomma, secondo Di Maio, gli attacchi al braccio destro di Matteo Salvini potrebbero venire addirittura dai sodali del Presidente del Coni, impegnato in un duro braccio di ferro con Giorgetti stesso.

Altrettanto netto Stefano Patuanelli, che smentisce le indiscrezioni secondo cui sarebbe stato Giorgetti ad aver guidato i franchi tiratori sul ddl anticorruzione. “Ancora una volta – tuona il capogruppo 5s al Senato – siamo costretti a smentire categoricamente ricostruzioni e retroscena fantasiosi, che ci attribuiscono cose false”. Allineato con i suoi colleghi, il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, secondo cui l’ipotesi che Giorgetti abbia ‘tradito’ “non sta nè in cielo, nè in terra. Non esiste”.

Più sfumato, invece, l’atteggiamento del ministro Riccardo Fraccaro che non parla esplicitamente di Giorgetti, ma nemmeno di incidente. “”La verità – si sfoga sul ‘Messaggero’ – è che noi, a volte, siamo dei pivelli, siamo troppo innocenti, e che questa è stata una cosa studiata. Tutto è avvenuto in segreto, nel magma”.

Giorgetti, dal canto suo, trascorre la giornata in Aula. Qui è protagonista di un siparietto, magari anche minore, ma rivelatore di una certa tensione, anche interpersonale: arrivato a Montecitorio trova la sua postazione, tra i banchi del governo, occupata dal sottosegretario 5S Laura Castelli. Quindi dice qualcosa alla collega, lamentandosi, dopodiché si avvia verso i banchi della Lega e si accomoda. Nel frattempo Castelli parla con i colleghi, leggermente infastidita, e tutti scivolano di un posto per lasciare libero il seggio di Giorgetti che viene chiamato a unirsi alla pattuglia dell’esecutivo. Poco dopo, il leghista lascia i suoi compagni di partito e va a sedersi al banco del governo.

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