Giro d’Italia: da Bologna a Verona, è una corsa per uomini duri

Duro per duri: è il Giro 2019 Gavia e Mortirolo da paura.
Duro per duri: è il Giro 2019 Gavia e Mortirolo da paura.

MILANO. – Da Bologna a Verona, oltre 3.500 km di fatica, passando per Gavia, Mortirolo e tanti altri luoghi storici del Belpaese (e non solo). E’ stato svelato oggi a Milano il Giro d’Italia 2019, una corsa dura e per duri. Quest’anno più che mai. “Sarà il Giro più duro degli ultimi 20 anni”, il commento del direttore Mauro Vegni. In fondo, basta guardare il dislivello di oltre 46 mila metri per capire cosa attenderà i 176 corridori che si presenteranno al via. Soprattutto sarà un Giro in versione italiana, visto che ci sarà solo uno sconfinamento a San Marino e nel percorso saranno molti gli omaggi ai simboli del nostro Paese, sportivi e non.

L’edizione numero 102 promette quindi spettacolo. “Sarebbe difficile guardarlo in tv e non poter essere in gara”, ha ammesso il vincitore del 2018 Chris Froome, che non ha ancora sciolto le riserve sulla sua presenza nel 2019. “Sono tentato, il percorso è bellissimo e allettante – ha proseguito il capitano del Team Sky -. Ma dobbiamo vedere con la squadra, decideremo a dicembre”. “Sky non ha escluso nulla – ha spiegato Vegni -. Confido che uno dei capitani veri ci sia. Nibali? Ho buone sensazioni che possa essere alla partenza, come anche Aru. Per Sagan, invece, dipenderà dagli sponsor”.

Froome o non Froome, l’attesa per un Giro spettacolare è già tanta. Partenza l’11 maggio da Bologna, con un cronoprologo di 8 km, epilogo il 2 giugno a Verona, sempre a cronometro (15 km): in mezzo 21 tappe e 3.518,5 km di corsa, con 46.500 metri di dislivello (2 mila in più del 2018). In totale tre tappe a cronometro (58,5 km complessivi), sei per velocisti, sette di media difficoltà e cinque di alta montagna, per un totale di sette arrivi in salita. Si parte subito forte, perché il prologo vedrà l’arrivo al santuario di San Luca, con uno strappo di 2 km al 9,7% di pendenza media.

La novità è che non ci saranno arrivi in salita nella prima settimana, ma ci sarà una seconda cronometro di 34,7 km, da Riccione a San Marino. Si comincerà, quindi, a salire dopo il giorno di riposo (lunedì 20 maggio), con il clou in fondo alla seconda settimana: la prima delle tre tappe da ‘cinque stelle’ sarà la Saint-Vincent-Courmayeur (14/a tappa), con le scalate a Verrayes, Verrogne, Truc d’Arbe e Colle San Carlo, prima dell’ascesa finale.

Il tappone alpino sarà invece la 16/a, da Lovere a Ponte di Legno, il menu prevede 5.700 metri di dislivello, con il Passo della Presolana, la Croce di Salven, il Gavia (Cima Coppi) e il Mortirolo (Montagna Pantani). Una tappa che, secondo Froome, ”dividerà i bambini dagli adulti”.

Infine, l’ultima giornata dura arriverà nella Feltre-Croce d’Aune (20/a tappa), quando il gruppo affronterà la Cima Campo, il Manghen, il Rolle e il Monte Avena. L’ultima fatica prima della cronometro che porterà la corsa a Verona, con la passerella all’Arena per il vincitore del Trofeo senza Fine.

Gli omaggi al nostro Paese, dicevamo. Si parte dalla Bologna-Fucecchio, dove nel 1909 (stesso anno del Giro) è nato Indro Montanelli. I luoghi simbolici saranno tanti: la partenza da Vinci ricorderà Leonardo, quella da Cassino il 75/o anniversario della vittoria degli alleati, ma anche gli arrivi come quelli de L’Aquila (a 10 anni dal terremoto), Pesaro per le opere di Rossini e San Giovanni Rotondo per Padre Pio.

“Il Giro ha l’obbligo di rappresentare tutte le nostre eccellenze – ha detto il direttore Vegni -. Torniamo a L’Aquila per porre sotto i riflettori la situazione che non è ancora completamente in ordine”. “Il Giro è pura emozione, sarà la vetrina di un bellissimo Paese”, ha concluso il presidente di Rcs, Urbano Cairo.

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